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L’invenzione di noi due
Verona, Milo e Nadia si rincorrono dai tempi della scuola. Quando finalmente si ritrovano, lui studente di architettura e lei aspirante scrittrice, l’amore divampa. In poco tempo si sposano e condividono una quotidianità fatta di sogni, ideali, ribellioni e desiderio di genitorialità. La vita, però, gioca spesso anche tiri mancini, e non tutto va secondo le loro aspettative. Questi imprevisti alimentano un senso di incomprensione e solitudine, che piano piano li allontana. Milo, però, non si rassegna a perdere Nadia, al punto da mettersi in gioco con ogni espediente pur di riaccendere la fiamma del loro amore…
Valutazione Pastorale
L’amore alla prova del tempo e delle sfide della vita. Si può racchiudere così il senso del film “L’invenzione di noi due”, opera seconda di Corrado Ceron (“Acqua e anice”, 2022), dal romanzo omonimo di Matteo Bussola (Einaudi, 2020). Protagonisti Lino Guanciale e Silvia D’Amico, con Francesco Montanari, Paolo Rossi ed Elisabetta De Gasperi. Un viaggio emotivo, a corrente alternata, nella relazione di una coppia sposata da 15 anni, legata dai banchi di scuola delle superiori: la cronaca di un amore spiaggiato, imploso e poi (forse) rigenerato. La storia. Verona, Milo e Nadia si rincorrono dai tempi della scuola. Quando finalmente si ritrovano, lui studente di architettura e lei aspirante scrittrice, l’amore divampa. In poco tempo si sposano e condividono una quotidianità fatta di sogni, ideali, ribellioni e desiderio di genitorialità. La vita, però, gioca spesso anche tiri mancini, e non tutto va secondo le loro aspettative. Questi imprevisti alimentano un senso di incomprensione e solitudine, che piano piano li allontana. Milo, però, non si rassegna a perdere Nadia, al punto da mettersi in gioco con ogni espediente pur di riaccendere la fiamma del loro amore… “Un film dal doppio respiro – ha sottolineato Ceron – quello leggero e spensierato dell’innamoramento e quello crudele e pungente dell’amore bruciato e divenuto cenere”. A firmare il copione sono lo stesso Bussola con Federico Fava, Valentina Zanella e Paola Barbato. La linea del racconto è di certo interessante: un gioco di sguardi introspettivi tra due trentenni al crocevia di un rapporto di coppia, di un matrimonio, incerti se continuare a percorrere insieme il domani o lasciarsi.
Il regista cerca di dare respiro, dinamica, alle pagine del romanzo di Bussola, percorrendo le trame della relazione di Milo e Nadia, ma anche i tornanti dell’animo dei due, che crescendo hanno perso slancio e fiducia. È il racconto di un amore che deve sfidare il delicato passaggio dagli anni verdi, ruggenti, dove tutto è avvertito come facile e possibile, a un legame strutturato, chiamato a fare i conti con la realtà e le sue molte metamorfosi, spesso anche ostili. Non tutti gli snodi appaiono solidi o ben governati, segno di una maturità artistica ancora da compiersi, ma le intuizioni di senso ci sono, come pure una buona cura formale e un riuscito desiderio di usare movimenti di macchina freschi e coinvolgenti. Non scontati. Dal progetto emerge una adeguata cura narrativa e stilistica, cui aderiscono bene i due attori, Guanciale e D’Amico, generosi nel dare spessore e anima ai loro personaggi. Complesso, poetico, per dibattiti.