Senza categoria
L’intervista al diacono permanente
Luigi Diddi, diacono permanente della diocesi di Livorno, quest’anno festeggia il trentesimo anniversario dalla sua ordinazione. Insieme a lui quell’11 Maggio del 1991 furono ordinati anche Carlo Vivaldi, Valfredo Zolesi, Paolo Bencreati e Enrico Sassano. In queste pagine li abbiamo intervistati e ogni settimana racconteremo un po’ della loro vita e del loro impegno. Il primo che abbiamo incontrato è proprio Luigi Diddi.
Come sei diventato diacono, racconta… cosa ricordi di quel giorno?Era il primo giorno dell’anno e si celebrava in S. Teresa del Bambino Gesù, a livello vicariale, la Giornata Mondiale della pace con la presenza del vescovo mons. Ablondi. Al momento della preghiera dei fedeli una parrocchiana di Castiglioncello formulò un’intenzione di preghiera “per accompagnare nella preparazione e formazione al diaconato Luigi che inizia il cammino verso questo ministero”.
Al momento provai un certo imbarazzo anche per il fatto che le persone vicine mi guardavano con curiosità. A conclusione della celebrazione andai dal Vescovo a dirgli che quel Luigi per il quale avevamo pregato ero io, ma non sapevo niente di iniziare il cammino. Ricordo che mons Ablondi, che stava parlando con il diacono Renato – allora delegato vescovile per il dp – mi disse di stare tranquillo perché se ero stato scelto il Signore mi avrebbe certamente dato l’aiuto necessario per il ministero.
Questo ricordo mi ha sempre accompagnato anche nel riflettere come la vocazione avvenga attraverso
la mediazione comunitaria. Siamo chiamati a far parte della Chiesa e, dopo una certa maturazione in essa, il Signore ci dona una vocazione specifica che non necessariamente è soggettiva o soltanto tale. Il cammino vocazionale si fa insieme ai fratelli e alle sorelle che il Signore ci dona e, come più volte ha avuto modo di sottolineare Papa Francesco, è una con-vocazione.
Quali sono stati i tuoi impegni da diacono permanente?
Ho svolto servizio di collaborazione in alcune parrocchie del Vicariato. Nel periodo 1991-1999, subito dopo l’ordinazione per circa 3 anni in santa Croce e successivamente in santa Teresa – la parrocchia di origine. Dal 1999 al 2005 a Castelnuovo della Misericordia dove nel 2001, per circa 8 mesi a causa del decesso improvviso del parroco, ho dovuto portare avanti le diverse attività pastorali da solo. Un impegno non indifferente ma molto proficuo, peraltro nel tempo delle benedizioni delle famiglie, che ha permesso di conoscere di più la gente. Dal 2005 ad oggi a Santa Teresa, con un periodo di circa 2 anni, durante il quale ho collaborato anche con la Parrocchia di s. Croce.
A livello diocesano Vice delegato per il diaconato permanente dal 1991 al 2000 e Vice direttore Ufficio Catechistico per un limitato periodo nel 2003. In periodi diversi membro della commissione per il diaconato permanente. Con il Vescovo Coletti dal 2004 al 2007 Direttore Ufficio Diocesano Pastorale Liturgica, Maestro delle Cerimonie Episcopali e Responsabile Servizio Diocesano Catecumenato.
Quanto è importante la famiglia per un diacono?
È essenziale per l’accompagnamento nel cammino di preparazione e ancora di più nello svolgimento del ministero. Sappiamo bene come il cammino spirituale degli sposi non sempre sia univo, ma sempre è necessario comprendersi, sostenersi l’un l’altro ed essere più uniti. Per essere ordinato diacono è necessario il consenso della sposa e si tratta di una risposta data al vescovo, con la quale la moglie dice pubblicamente che accetta che lo sposo diventi tale. Vi è dunque, da parte sua, un certo dono del marito a Cristo, per il servizio nella Chiesa. Tutto questo diventa criterio primario di discernimento, senza il consenso della moglie non si è ordinati diaconi. Nella nostra diocesi in ogni incontro durante la formazione e successivamente, indipendentemente dal carattere formativo o di preghiera degli incontri stessi, sempre presenti le spose. Ma è necessario anche ricordare un altro aspetto. E vengono ancora in aiuto le parole di Mons Ablondi come monito verso i diaconi sposati: “Ricordatevi che prima siete mariti e poi diaconi, anche in ordine di tempo dei sacramenti ricevuti”. Questo per capire come l’ordinazione sia personale, ma se i diaconi sono buoni mariti e buoni padri di famiglia e quindi è meglio vissuto il matrimonio, meglio si manifesta ciò che è il diacono nella Chiesa.
Cosa ti piacerebbe dire a chi si sta preparando per diventare diacono o magari ci sta pensando?
Di affidarsi al Signore, nella consapevolezza che si tratta di un impegno di servizio importante ma non impossibile. Sappiamo come in ogni cosa riceviamo le forze sufficienti per affrontare i diversi impegni sociali ed ecclesiali. Se il Signore ci chiama, o ci fa chiamare come nel mio caso, non ci abbandona.