Diocesi
L’intervista al diacono permanente
Tra i celebranti del trentesimo anniversario dell’inizio del loro diaconato c’è Enrico Sassano. Sassano proviene da una famiglia di pescatori originari della Campania stabilitisi a Livorno. Classe 1944 è nato a Lucca perché la famiglia da Livorno era sfollata in quella città a causa degli eventi bellici, ma è sempre vissuto a Livorno. E’ sposato con Lucia e ha due figli, un maschio e una femmina. Riguardo al suo impegno lavorativo ci dice che nel 1963 è entrato all’AAMPS e vi è rimasto fino alla pensione.
Cosa ti ha spinto a diventare diacono?
E’ stato un cammino iniziato a 33 anni quando era parroco dei Salesiani don Vincenzo Savio, un cammino legato alla mia comunità, nel senso della costruzione della comunità cristiana nella concreta realizzazione del Concilio Vaticano II°. Con don Savio ci ritrovavano insieme nel discutere i temi proposti dalla rivista “Credere oggi” e il mio convincimento nell’avere un contatto più diretto con la realtà ecclesiale aumentava sempre più. Quando don Savio lasciò la parrocchia il mio punto di riferimento divenne il Vescovo Mons. Alberto Ablondi, che mi fece conoscere il diacono Renato Rossi e lui stesso mi fece tradurre la passione che provavo per la Chiesa in un servizio specifico, quello appunto del diaconato che ottenni, dopo tre anni di preparazione, nel 1991.
E la tua famiglia?
In questa scelta sono sempre stato sorretto dai miei famigliari, soprattutto da mia moglie, che è stata sempre paziente e ha saputo gestire la nuova situazione famigliare quando io avevo una presenza più limitata in casa. Del resto lo stesso Vescovo Ablondi diceva che l’impegno diaconale doveva saper contemperare nell’ordine: famiglia, lavoro e chiesa. La mia famiglia è sempre stata coinvolta nelle mie decisioni. Ho poi fatto esperienze nel mondo della Caritas, in ambito liturgico ho cercato di innovare secondo gli intendimenti del Concilio. Ho partecipato ai sinodi diocesani sia come laico che come diacono e mi sono impegnato nella comunità di costruire dei percorsi pastorali.
E i tuoi incarichi?
Sono stato due volte direttore dell’Ufficio della Pastorale della Carità, per cinque anni direttore dell’Ufficio Liturgico e per tre anni ho diretto l’Ufficio Scuola, e naturalmente ogni volta ho dovuto approfondire e studiare gli argomenti e le materie che dovevo trattare.
Dove hai operato?
Sempre ai Salesiani, eccetto quattro anni, dal 2009 al 2013, quando il Vescovo Mons. Simone Giusti mi mandò alla parrocchia di Nugola, le esperienze che avevo maturato dai Salesiani ho cercato di trasferirle e di adattarle a quelle di Nugola.
Una sintesi?
Credo che la comunità Chiesa sia l’elemento più importante della nostra vita di fede. Non nego che ci siano delle difficoltà , perché molto spesso prevalgono le individualità piuttosto che la fraternità. Sono convinto che sia necessario vivere la fede in comunità e non singolarmente, ed è in questa direzione che mi sono sempre impegnato e prodigato, sia come laico che come diacono.