L’intervista al diacono permanente

Tra coloro che nel 2021 hanno festeggiato i trent’anni di diaconato c’è Carlo Vivaldi. Carlo, livornese dell’Ardenza, classe 1952, è celibe. I suoi trascorsi lavorativi sono stati quelli di aver prestato servizio nel negozio Kotzian fino alla sua chiusura, poi nei Cantieri autostradali, e infine come amministrativo alla Misericordia, nella quale aveva anche svolto il compito di Cappellano del cimitero.

Come mai sei diventato diacono?

Il tutto è nato da una frase di don Giancarlo Pancaccini che mi stimolava a concretizzare un impegno maggiore nella Chiesa. Ma dissi di no, come dissi di no al vescovo Mons. Ablondi che mi invitò a pensarci. Partecipai poi ad un convegno sulla catechesi a Castiglioncello insieme a Rolando Baldacci, in quella occasione qualcuno mi chiese se anch’io ero lì per il diaconato! Dissi ancora di no, ma poi don Coretti e don Vellutini hanno fatto maturare in me la scelta. E’ iniziato così un cammino di sei anni in cui ho avuto numerosi incontri con don Paolini e con don Coretti, insieme al mio impegno nella Scuola di Teologia Diocesana a cui ho potuto partecipare grazie all’aiuto del mio datore di lavoro. Così sono diventato diacono l’11 maggio 1991 grazie a Mons. Ablondi che insieme a me e agli altri laici chiamò anche il futuro don Francesco Fiordaliso, a significare che il cammino diaconale per preti e laici era della stessa importanza.

Quindi le tue esperienze da allora sono state numerose?

Si, sono stato prima ad Ardenza con don Giancarlo Pancaccini e, in seguito, con don Carlo Certosino, poi Mons. Coletti mi mandò nella Chiesa di Via della Madonna dove c’era don Sirio Vieri, quindi andai a Guasticce con don Ernest Malonga. In seguito andai alla La Rosa, dove presi a seguire il Gruppo Famiglia e l’Azione Cattolica che mi ha visto sempre presente anche come associato. L’attuale Vescovo, Mons. Simone Giusti mi diede l’incarico della cura delle persone presenti nelle Case di riposo, infine sono di nuovo ritornato alla La Rosa! Voglio anche ricordare che da Mons. Ablondi e da don Coretti avevo ricevuto anche l’incarico di dirigere il Centro Diocesano Vocazionale che ora è retto da don Valerio Barbieri.

Cosa hai ricavato personalmente dalla tua attività di diacono nel corso di questi lunghi anni?

Ne ho ricavato l’impegno assoluto a fare una attività a favore della Chiesa con un senso più completo di responsabilità, e posso dire di essere riuscito sempre ad avere un dialogo costruttivo, costante ed aperto, con tutti i sacerdoti delle parrocchie in cui sono andato.