Diocesi
L’intervista a don Ordesio Bellini
Era il 26 ottobre 1969 quando don Ordesio Bellini venne ordinato sacerdote! Ci si aspetterebbe, data la sua lunga permanenza a Livorno, che don Ordesio fosse stato ordinato, se non a Livorno, in una delle diocesi toscane, ma non è stato così. Ci ha spiegato che la sua ordinazione è avvenuta presso un Istituto di suore nella diocesi di Poggio Mirteto-Sabina in provincia di Rieti. L’idea, in principio, era quella della diocesi di Roma dove studiava, ma da Roma letteralmente “scappò” per non aver voluto sostenere un esame da lui definito “insignificante”, a testimonianza del carattere “indipendente” e battagliero che qualifica, da sempre, la vita di don Ordesio, anzi, a questo proposito ci ricorda che “qualcuno dice che sono un po’ matto!”. Venne ordinato da Mons. Bogarin, Vescovo del Paraguay, che era a Roma per il Sinodo. Per il Paraguay c’è stato sempre un amore sconfinato che ama ricordare ancora oggi. Tutto cominciò a Montenero, dove negli anni”60 esisteva una struttura del Collegio Pio Latino Americano che accoglieva i seminaristi delle diocesi dell’America Latina. Da questo contatto tra Livorno e l’America Latina e con l’interessamento del vescovo del Paraguay Don Ordesio frequentò a Roma l’Università Gregoriana impegnandosi nella Storia della Chiesa. Poi la sua vita si spostò in Paraguay dove all’Università Cattolica di Asuncion si laureò in Storia della filosofia e della Chiesa e in Teologia. Rimase in Paraguay fino al 1976 quando ritornò in Italia a Livorno, infatti l’ambiente socio-politico del Paraguay non era tra i migliori. Molti ricordano le dittature in Cile, Argentina, Nicaragua grazie anche alla consistente opposizione politica esistente in quei paesi, sono pochi invece a rammentare la dittatura feroce del generale Alfredo Stroessner che resse il Paraguay dal 1954 al 1989 con il pugno di ferro. E’ stato poi insegnante a Livorno al Liceo Classico e a quello Scientifico e quindi insegnante di Teologia a Pisa a Camaiore e alla Scuola don Marini. Da ricordare anche l’impegno profuso in varie parrocchie per terminare l’attività pastorale in quella dei Sette Santi Fondatori dove oggi dimora in compagnia del suo cane Oliver, un magnifico Labrador. Ma don Ordesio non è un vero pensionato, non ha tirato i remi in barca, è sempre sulla breccia, la sua rubrica sulla emittente televisiva Telegranducato, sulla spiegazione, e non solo, del Vangelo della domenica è molto seguita e, come lui dice “me la tengo cara”. Sono infatti tante le persone che lo seguono con affetto da più di vent’anni da tutta la Toscana, recentemente -ci dice-“all’Abetone un gruppo di persone mi ha riconosciuto e ho scambiato con loro qualche riflessione”. Da qualche tempo scrive anche sulla rivista “Il Centro”, “è una nuova esperienza che faccio volentieri e sono grato per quello che riesco a comunicare”. Don Ordesio termina il nostro incontro con una riflessione: “sono preoccupato per la società in cui viviamo, certo la società così strutturata è meglio rispetto alle povertà diffuse di una volta, c’è anche una ricchezza mal distribuita, ma ci sono anche tanti “spensierati” che non sembrano comprendere i problemi, e mi spaventa che tutte le tragedie della storia non siano mai percepite in tempo!”.