L’intervista a don Di Noto

Indimenticabili, riecheggiano ancora le parole chattate dal branco di Palermo, appagato dopo le sevizie sulla coetanea che li implorava di smettere: “Eravamo cento cani sopra una gatta”. E ancora: “Che devo fare, la carne è carne. Dopo che si è sentita male, l’abbiamo lasciata lì piegata a terra e siamo andati via”. Come si arriva tanto in basso? Lo spiega lo stesso ragazzo in chat: “Una cosa così l’avevo vista solo nei video porno”. “Non c’è alcun dubbio che la pornografia sia una devianza che ha effetti devastanti sulla psiche, soprattutto se parliamo di minori e addirittura di bambini – afferma don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter, da trent’anni in guerra contro l’abuso dei minori e la pedopornografia –. L’indifferenza aberrante di questi ragazzi, nello stupro di Palermo come negli altri fatti di cronaca che sempre più spesso coinvolgono aguzzini giovanissimi, ci dice che hanno perso la capacità di distinguere tra finzione e realtà: come nel porno, anche nella vita vera l’altro essere umano è un oggetto e puoi farne ciò che vuoi, il suo corpo diventa un organo sessuale, la sua persona non esiste, dunque la violenza si cancella subito dopo. Come fosse un file”.

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