L’innocenza

Il film di Hirokazu Kore Eda

Giappone, oggi. Minato è un bambino di 11 anni silenzioso, ferito dalla morte del padre. I suoi comportamenti appaiono sempre più strani e incomprensibili agli occhi della madre. Immediatamente i sospetti cadono sul maestro di scuola, che viene accusato di maltrattamenti. Pian piano però il quadro si fa più articolato ed emergono più verità…

Valutazione Pastorale

Torna il grande maestro del cinema giapponese abile nel raccontare la trama dei sentimenti e dei legami familiari. È Hirokazu Kore’eda, classe 1962, che negli oltre trent’anni di carriera ha regalato dei quadri familiari di grande intensità e poesia, puntellati anche da malinconia: tra i suoi titoli “Father and Son” (2013), “Ritratto di famiglia con tempesta” (2016), “Un affare di famiglia” (2018, Palma d’oro al 71° Festival di Cannes) e “Le verità” (2019). Dal 22 agosto è nei cinema con Bim “L’innocenza” (titolo internazionale “Monster”), incoronato per la miglior sceneggiatura al 76° Festival di Cannes (2023). A firmare il copione è Yūji Sakamoto. Protagonisti i piccoli Soya Kurokawa e Hinata Hiiragi, affiancati da Sakura Andô ed Eita Nagayama. La storia. Giappone, oggi. Minato è un bambino di 11 anni silenzioso, ferito dalla morte del padre. I suoi comportamenti appaiono sempre più strani e incomprensibili agli occhi della madre. Immediatamente i sospetti cadono sul maestro di scuola, che viene accusato di maltrattamenti. Pian piano però il quadro si fa più articolato ed emergono più verità… Hirokazu Kore’eda costruisce un film stratificato, che all’inizio appare come una nebulosa di umanità infelice e alla deriva; pian piano però i tasselli di questo mosaico sociale frantumato e dolente trovano posto, si ricompongono, ed emerge un orizzonte narrativo sofferto e commovente. Una storia che poggia su false verità e pregiudizi, nel mondo degli adulti e dei bambini. Cuore pulsante del racconto è proprio la condizione dei preadolescenti Minato ed Eri, che si proteggono e sostengono con un sentimento d’amicizia, bersagliato però da cattiverie e meschinità da parte dell’ambiente circostante. In questo, il film sembra richiamare il dramma belga “Close” (2023) di Lukas Dhont.

“L’innocenza” evidenzia dunque il bisogno di ascolto e dialogo in casa, a scuola e tra pari, un’opera governata con grande maestria da Hirokazu Kore’eda, forte di un copione ben scritto, giocato tra tornanti di sorpresa e drammatica dolcezza. In ultimo, una parola sulle musiche composte dal Premio Oscar Ryuichi Sakamoto (“L’ultimo imperatore” e “Il tè nel deserto”): l’autore giapponese è riuscito a firmare i primi brani del film prima della morte nel marzo del 2023. “L’innocenza” è pertanto il suo ultimo lavoro, postumo, e come sempre la sua composizione risulta intessuta di elegia e raffinatezza. Nell’insieme, il film di Hirokazu Kore’eda risulta complesso, problematico, per dibattiti.