Che sia festa vera dei Santi, senza distrazioni di luccichii e di colori. Che ciascuno rifletta sulla figura almeno di una Santa o di un Santo e da essa si faccia contaminare. Abbiamo bisogno di attingere a figure nobili di persone che hanno saputo dare senso alla loro vita e anche a quella degli altri. I Santi non sono dei lontani o inavvicinabili ma persone che hanno saputo “guardare più in là”, “amare più in là”. Sono reali esempi che si può vivere in modo ordianrio su questa meravigliosa terra compiendo cose straordinarie. Spendendosi e prodigandosi per gli altri, infondendo bene, ricercando sempre il dialogo e la comprensione. Il Santo non è colui che non ha mai sbagliato e che non compie errori nella vita, ma colui che sa ricominciare sempre da capo, che non demorde, che sa rialzarsi, che sa rigenerarsi, che sa ripartire, perché trova nella fede la forza per “fare nuove le cose”, per dare speranza a chi l’ha perduta. Che sia una festa di riflessione, che il Santo o la Santa a cui ci affidiamo riempia le nostre menti e i nostri cuori di bontà e di grazia. Per essere linfa viva in questo mondo di divertimento e di distrazioni, ancora troppo pieno di “zucche vuote” che rifiutano di pensare, che non aspirano ad andare “oltre” l’effimero e le apparenze.