Linea… di pensiero. Le nostre lacrime

Una riflessione sul tempo che viviamo

Questo è un tempo di inquietudine e di pianto. Le guerre in atto penetrano nelle nostre esistenze e provocano insicurezza e timori. Non possiamo rimanere inermi di fronte alle morti di civili, di madri e padri, di bambini innocenti e di tantissime persone che pur sopravvissute ai bombardamenti non hanno più un tetto su cui ripararsi. Ma soprattutto che sono in una condizione di fame e di mancanza di cure. Non uccidono solo le bombe ma uccide anche la mancanza di cibo. La guerra ferisce le nostre anime e ci lascia attoniti, impotenti. Ormai sta diventando una normalità con la quale convivere. Ci siamo dentro ma fortunatamente non ci sta coinvolgendo. Sono altri che “fanno la guerra”, che “sono in guerra”. Quando però passano immagini di guerra anche le persone più fredde e distaccate sentono qualcosa dentro che le sconvolge. Sapere poi di persone care in giro per il mondo, in questo periodo di guerra, porta ad un dolore per il distacco ancora più intenso. Vorremmo averle vicine a noi. Quasi a farci forza reciproca di fronte a questa profonda incertezza.

La lontananza ha un peso enorme. È come un macigno che frena il tuo operare. Si fa più esigente il bisogno di abbracciarle, di guardarle negli occhi per comprenderne il valore enorme della loro persona, del loro essere unici e importanti per noi. È normale che possano allora sgorgare lacrime e pianti per la loro mancanza. Il pianto è un far cantare il cuore fino a liberarlo e a commuoverlo. Diceva lo scrittore Herman Hesse: “le lacrime sono il ghiaccio dell’anima che si scioglie e a chi piange tutti gli angeli sono vicini”.