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Linea… di pensiero. Il valore di un “like”
Fa riflettere che in questo mondo social tra i problemi che causano malessere ci sia in modo dominante “la solitudine”. Segno che questo vivere nella globalizzazione e interconnessi determina molta apparenza e poca sostanza. Le persone si adattano ai tempi imposti dagli ambienti in cui vivono e spesso questo comporta un adagiarsi e un subire i ritmi “del fare” con il forte rischio di perdere la dimensione “dell’essere”. Saper governare il mondo per non essere del mondo è assai complesso. Impone un continuo discernimento e una capacità di saper dare priorità a ciò che può essere liberante. Dal latino “liberans” (colui che libera). Perché è compito di ciascuno liberare. Non sono gli altri che liberano. Ma sono io stesso che libero le mie potenzialità, i miei talenti, le mie aspirazioni, i miei doni.
Ma questo è possibile se riusciamo a trovare ambienti fecondi di bene, in cui ogni persona viene accolta, ascoltata e amata. E invece accade che le persone si sentono magari incluse nei social, anche con tanti “like” e “amicizie”, ma immerse nella solitudine quando di fronte al bisogno di ricevere attenzione alle loro domande interiori trovano muri e abissi di silenzio. La solitudine è un male che scava e rode dentro l’essere in modo subdolo e feroce. Porta all’isolamento anche quando si è in mezzo agli altri. Magari si partecipa fisicamente ma la mente e l’anima sono altrove. Si è presenti ma profondamente assenti. Occorre cambiare rotta in questo tempo digitale: parlare di meno e anche mettere uno stop al commentare in modo impulsivo e di getto, spesso a sproposito, e quindi bisogna ascoltare di più. L’ ascolto (il mettersi in ascolto con il cuore) può essere un buon toccasana alla solitudine.