Linea…di pensiero. Il profumo della vita

L’inizio del nuovo Anno ci porta all’Epifania! La nascita che si manifesta come un evento di infinita bellezza, accolta da tanti, tra cui i pastori, ma anche dai Re Magi, che vengono perfino da Oriente, per adorare e portare doni. Perché ogni nascita è un rendere grazie, un riconoscere la grandezza e la potenza della vita. E conduce l’anima al desiderio di donare generosamente “qualcosa” per partecipare alla “venuta”, per offrire il proprio contributo alla vita che nasce, per stabilire così legami, relazioni, affetti. Ed ecco il regalo dei Magi che lo fanno con oro, incenso e mirra.

L’oro come elemento prezioso, che dura, che brilla, che ha valore e pertanto si conserva, si custodisce gelosamente. Come a dire che la vita non sia “bigiotteria”, ma sia oro! Sia vita che splende, brillante, che luccica di bene. Sia valore inestimabile che si rispetta, si protegge, si custodisce, si valorizza: che di essa si abbia piena cura dalla nascita alla morte. E poi l’incenso: la vita sia bene-detta! Sia un profumo che arricchisce, che si espande, che si diffonde. Bellissimo pensare alla “vita-profumo”. Ovvero la vita che si irradia come un profumo, che sprigiona piacevoli aromi, e lo fa in silenzio, senza gesti eclatanti, ma espandendo armonia, gentilezza, libertà, gioia, gratitudine, felicità! Come i fiori che nel silenzio della loro bellezza cantano con i loro colori e profumi! Sii un profumo di vita! E infine la mirra, un prodotto naturale  per rigenerare il corpo. La “crema di bellezza”, che vitalizza, che lenisce, che porta sollievo, che fortifica, come a evidenziare che le ferite potranno essere curate. Grazie alle mani unte di mirra che accarezzano il corpo nella sua piena sacralità. Un corpo unico, dal valore inestimabile. Un corpo come “un tempio” da adorare, da contemplare, da custodire e alimentare (perfino Dio dona il suo corpo attraverso il pane- “questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi”. Questo pane è per tutti!).

Un corpo da amare. Mai da usare, o perfino da “prendere” o addirittura picchiare! Un corpo “unto”, come nel battesimo o nella cresima, o anche nella dipartita terrena (ecco l’unzione degli infermi) quindi solo da rispettare, da accarezzare, da ammirare nel suo magnificente ed unico splendore. Noi “abbiamo un corpo” ma “siamo un corpo” che parla con un proprio linguaggio, che canta, che ama! “Fin dal grembo materno ti conoscevo!”