Linea… di pensiero. Educhiamo alla meraviglia

Occorre educare alla contemplazione, all’ammirazione, alla meraviglia! La privazione, l’attesa, la rinuncia, l’ascesi, l’astinenza sono utili per comprendere che il vivere non può essere un continuo correre e consumare. Preoccupa una generazione di sazi, ripieni di troppe cose, di “personaggi che recitano a soggetto” che non sanno più  godere del poco perché sopraffatti dal “tutto e subito”, da un agire consumistico, iper-attivo che non consente pause. Tutto deve essere veloce e connesso per timore di perdere occasioni, efficienza, risultati. Ma questa frenesia, questa estenuante corsa spesso conduce nella routine, nella monotonia, nella noia, nell’apatia. Abbiamo bisogno  di “stop”, di pause, di stacchi, di di-stacchi da cose e anche da persone. Fa bene trovare momenti di in-azione, di ferie, di vacatio, di rilassamento, di lentezza, da contrapporre alla corsa frenetica del fare del dover correre, del cogliere l’attimo fuggente! Occorre la ricerca di luoghi che favoriscono “pace” per la nostra anima, che permettono di attingere ossigeno per darci quella carica motivazionale e passionale che ci fa essere vitali, entusiasti, generosi e riconoscenti, radiosi di bene.

Il distacco permette di rivalutare il valore che diamo alle cose e di dare ancora più senso e significato alle persone. È la lontanza che mette alla prova il vero bene che lega le persone. Se essa conduce a dimenticare è un segno che spesso le persone hanno lo stesso valore (se non addirittura meno) delle cose. E quindi diventano sostituibili e intercambiabili! È quando siamo nella calma e  nel silenzio che possiamo riflettere meglio sul nostro vivere e su come governare il nostro agire. È nel silenzio che le parole acquistano ancora più significato. É il silenzio che approfondisce e dà ulteriore significato alla parola.

Nei luoghi di silenzio impariamo ad ascoltare perfino  il silenzio che si esprime nella sua naturalezza e tenerezza. E allora si comprende quanto sia importante il valore della vita, il saper rendere grazie per la nostra  presenza nel mondo. Ciascuno chiamato ad offrire il proprio contributo per l’edificazione della “città terrena”. Ecco il dovere di contribuire al bene dell’umanità, ad essere “sale” e donare il proprio sapere e le proprie competenze per il benessere di ogni altro, diverso da me. Portare pieno rispetto e diffondere quella attenzione e quel riconoscimento che ognuno desidera per sé e per la pacifica convivenza. Contemplare la propria vita per contemplare il creato, la magnificienza della natura e la “bellezza e ferita” dell’altro, mio compagno di viaggio in questo caotico e affascinante mondo.