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Linea…di pensiero. Ablondi, vescovo del dialogo
Sono passati quattordici anni da quando il vescovo Alberto Ablondi ha lasciato questa vita terrena per “nuovi mattini”. Lo ricordiamo con viva gioia per i suoi lunghi anni alla guida della Diocesi di Livorno come “il pastore del dialogo”. Con tutti. Vicini e lontani. E proprio ai lontani ha sempre cercato di rivolgersi. Perfino a tanti giovani con lettere diffuse ovunque per stimolarli a rispondergli direttamente. E sono tanti quelli che lo hanno fatto con le loro lettere perfino raccolte in “un libro per il dialogo”! Anche nella sua vecchiaia, provata dalla malattia, mai ha rinunciato a spargere in giro “fogli” di riflessione con scritto mittente: Alberto Ablondi vescovo. Ricordo ad esempio un foglio sull’archeologia e uno sull’olio d’oliva. Aveva la capacità di partire dal quotidiano per compiere meditazioni profonde “verso il divino”. E il suo spargere parole permetteva di incontrare persone più variegate, di ogni età e condizione sociale, laici e credenti, anche in luoghi insoliti come nel Museo di Storia Naturale di Villa Henderson. Perché è nella quotidianità che le persone si incontrano, si osservano e si ascoltano. Partendo dal convivere con le cose, con l’ambiente e ponendosi domande, interrogativi e ricercando risposte. Dal parlare al dialogare insieme!
Sottolineava Ablondi in un incontro del Progetto Culturale dei “Dialoghi sulla città”: “Ciascuno di noi è un mistero del gratuito. Dobbiamo cercare di capire chi siamo, di scoprirci, di valorizzare i nostri doni. Il compito dei preti e dei vescovi è valorizzare i carismi, che sono gratuiti”. Ecco ricordare il “Vescovo del dialogo” è uno stimolo a continuare a cercare, ad essere capaci di valorizzare e a mettere in comune i doni che abbiamo. “Alla irripetibile e alla inconfondibile missione affidata ad ogni persona” (Ablondi), di essere “sale” nei nostri ambienti di vita. Ad essere amanti e perseveranti nel dialogo, unico strumento di vera pace.