Linea… di pensiero

In questo periodo di profonda incertezza fa bene alimentarsi del contenuto dell’Enciclica  “Fratelli tutti”, sulla fraternità e l’amicizia sociale, di Papa Francesco. Abbiamo bisogno di approfondire e di riflettere sulla nostra appartenenza al genere umano e di comprendere che “nessuno si salva da solo” e che necessitiamo di una profonda revisione dei nostri fragili ancoraggi materiali. È proprio adesso che occorre spendersi intensamente per costruire solide amicizie e creare le condizioni per maturare rapporti di fraternità. Il distanziamento sociale al quale dobbiamo attenerci in questa fase di pandemia non significa esclusione sociale. Si può essere distanti ma vicini. Così come possiamo essere vicini, anche abbracciati l’un l’altro, ma profondamente assenti e lontani! Ad una crisi globale occorre rispondere con una fraternità globale, che metta al centro la responsabilità di ciascuno come imperativo categorico.

Ecco un passo significativo di “Fratelli tutti”: “Una tragedia globale come la pandemia del Covid-19 ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme. Per questo ho detto che «la tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. […] Con la tempesta è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli». Apparteniamo ad una umanità che, specialmente in questo tempo, ha bisogno di una iniezione di bene, di generosità, di altruismo. E desiderare e volere il bene è anche saper rinunciare, saper mettere da parte alcune azioni che solitamente facevamo e che abbiamo il dovere di “mandare in pausa”. Una rinuncia che ha l’obiettivo di arginare, di responsabilizzare, di operare in un’ottica preventiva per il bene dell’altro, della collettività, a cui apparteniamo non come estranei ma come fratelli!