La sete di onnipotenza porta molti individui a non essere affatto aperti alla collaborazione, a costruire alleanze, a condividere esperienze. L’ onnipotenza assai spesso è anche fonte di gelosia, di chiusura ovattata nel proprio io, nel proprio privilegiato mondo. Quanta onnipotenza e supponenza coinvolge il nostro mondo! Ma allo stesso tempo quanto desiderio di superare i “peccati di onnipotenza”! Quanto fanno bene “scossoni” che ci riportano ad approfondire, a pensare, a rivedere le nostre vite “veloci” e “intermittenti”, spesso aggrappate al niente. Quanto fanno bene le “pause” che ci permettono di prendere fiato, di staccare, di approfondire le nostre fragilità. Quanto è costruttivo prendere consapevolezza dei nostri limiti, del bisogno imprescindibile della collaborazione, di superare la nostra inossidabile solitudine, il nostro nichilismo. E quanto è importante, per una vita “sana”, mettere in comune i propri talenti, le proprie doti in un’ottica di dono, di per-dono, di apertura del proprio cuore. Ecco un cuore che si dilata, che si espande, che fa aprire le proprie mani a nido. Mani che talvolta accolgono e altre volte che da nido diventano un trampolino da cui partire per raggiungere mete senza confini.