L’incontro di formazione degli insegnanti

Gli insegnanti di religione della Diocesi Livorno hanno partecipato al secondo incontro di aggiornamento sul Paradiso. Oltre Dante Alighieri, alla ricerca di una nuova narrazione. Il seminario, promosso dall’Ufficio scolastico diocesano, si è tenuto nell’ampia Chiesa di Santa Maria del Soccorso. La scelta del luogo è dovuta a garantire il distanziamento tra i partecipanti a causa del sempre presente Covid-19. Una curiosità, la Chiesa del Soccorso fu costruita a seguito dell’epidemia di colera del 1835. Una Chiesa votiva con lo scopo di invocare la protezione della Madonna. Oggi come allora viviamo un’epoca di allarme sanitario e invochiamo allo stesso modo la Vergine Maria affinché cessi questo flagello.

Tema dell’incontro di formazione, Il Paradiso nell’Apocalisse dell’evangelista Giovanni. Relatore Marcello Marino, professore di Sacra Scrittura alla scuola Teologica di Pisa e di religione all’Iti di Livorno.

Le slides scorrono sullo schermo. Il prof. Marino inizia la lezione mostrando una bella immagine della Cappella degli Scrovegni a Padova affrescata tra il 1303 e il 1305 da Giotto. La figura rivela Giovanni l’evangelista a Patmos seduto sulla piccola isola in mezzo al mare, l’ispirazione nel suo atteggiamento meditativo, la donna che ha appena partorito (cap.12 Ap.), il drago (Satana) che sta per divorare il bambino. Nella parte sinistra si vede il Figlio dell’uomo (cap.14 Ap.) una figura misteriosa con in mano la falce pronto per eseguire il giudizio sulle nazioni. Le immagini provocano sicuramente la curiosità dell’uditore. Giovanni scrive l’Apocalisse a Patmos, isola del Mare Egeo, per confortare i cristiani e la Chiesa stessa nelle loro prove e sofferenze per la Parola di Dio.

La conferenza ha un itinerario: la sezione escatologica (17-22) nel contesto del libro l’Apocalisse come lettura profetica della storia; la descrizione del paradiso nei capp. 19-22: effetto dissolvenza (metamorfosi) tra le nozze di Cristo-Agnello con la fidanzata-sposa e la discesa della città santa, la Gerusalemme nuova, nel contesto di una nuova creazione; la conclusione attualizzante.

L’Apocalisse si divide in due parti: Ap. 2-3 e Ap 4-22

Ap. 2-3 (settenario delle lettere): il giudizio amorevole di Cristo (3,19) sulle chiese dell’Asia per renderle capaci di testimonianza profetica per la salvezza del mondo (“vincere con Cristo”), soprattutto per metterle in guardia dal compromesso con le due idolatrie della cultura imperiale (il culto dell’imperatore delle divinità del pantheon, tra cui la famosa Artemide efesina).  

Ap. 4-22: la storia letta dalla trascendenza (Ap. 4-5) a partire dalla domanda dei martiri sulla manifestazione della giustizia di Dio (quinto sigillo: 6,9-11). Tutto il resto del libro riguarda il modo di manifestarsi di questa giustizia salvifica (15,1-4: il canto del nuovo esodo).

 La chiesa ideale dei testimoni profeti ha una missione per la salvezza del mondo (Ap 10-11: centro del libro): una testimonianza giudiziale salvifica che ripresenta nella storia il mistero pasquale di Gesù (Ap. 11) per vincere la triade satanica (Ap. 12-13): il drago e le due bestie (lo Stato-Babilonia e la sua propaganda) … il giudizio ineluttabile incombe (17,1-21,8).

Il Paradiso rappresenta il culmine, il climax dell’Apocalisse di Giovanni.

Alcune pericopi dell’Apocalisse, durante la lezione, vengono lette dall’insegnante Oreste Falcitelli.

17,1-22,5 è l’ultima sezione di Apocalisse:

v (17,1-19,10) tratta il giudizio su Babilonia e il canto di trionfo in cielo (sono giunte le nozze…   19,1-9

v 19,11-21,8: il giudizio delle due bestie, del Drago e di Morte e la discesa della Gerusalemme dal cielo (21,1-8)

v 21,9-22,5: Dio, l’Agnello e i popoli nella nuova Gerusalemme.

L’ultimo atto della storia che fa parte del giudizio universale è: San Giovanni, dice: “Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco” (Ap. 20,15). Questo è l’ultimo, definitivo atto della storia: gli inferi, il male, la morte vengono definitivamente vinti. Dio alla fine vincerà definitivamente il male, ma ci fa raggiungere questa certezza attraverso tutta la lotta drammatica, che noi dobbiamo vivere, contro il male che c’è in noi e negli altri. Questo fatto ci apre alla Gerusalemme celeste, cioè il paradiso vero. “La vita eterna non è descritta come fissità. Questa Gerusalemme, è fondata “su 12 basamenti”, che sono i “12 apostoli dell’Agnello” (Ap. 21,14). Cioè quello che già viviamo nella Chiesa, quello che già di vero e di giusto viviamo, lo ritroveremo in paradiso; per questo ci sono i 12 apostoli. La nostra vita di oggi, la nostra vita che abbiamo vissuto sulla terra non sarà presente in paradiso solo come un ricordo lontano, ma sarà realmente presente, anche se trasfigurata da tutto ciò che di male c’è stato”.