Diocesi
“L’impronta dei redentori: vocazione e identità”
L’Assemblea della Famiglia Trinitaria che si tiene ogni 6 anni, quest’anno ha avuto luogo dal 12 al 19 aprile 2023, tra Siviglia e Marocco per fare ritorno nuovamente Siviglia. Era un’assemblea in pellegrinaggio attraverso alcune città della Spagna (Sevilla e Algeciras) e del Marrocco (Tangeri, Rabat, Fez e Meknes). La Famiglia trinitaria labronica era rappresentata da fr. Emil, fr. Teodoro, tre laici trinitari Iva, Grazyna e Gianfranco e Suor Lucia. Erano presenti tutti i rami della Famiglia (frati, laici, suore) di 24 paesi. Il motto di questo percorso: “L’impronta dei redentori: vocazione e identità”. Fino al 15 aprile il pellegrinaggio si è fermato a Siviglia e i trinitari labronici hanno potuto celebrare la Santa Messa nella cappella del Duomo dove si trovano le reliquie del Santo Patrono della Chiesa di Livorno, San Ferdinando Re.
Nei giorni successivi i 170 pellegrini della Famiglia Trinitaria, sono arrivati in Marocco per ripercorrere il tragitto degli antichi ‘redentori’ che dal 1200 in poi per diversi secoli, venivano a riscattare gli schiavi cristiani prigionieri di musulmani. Documenti storici attestano che i Trinitari avevano a Fez ospedali e case di accoglienza per aiutare i prigionieri cristiani. La loro presenza è stata molto discontinua perché venivano a fare il riscatto di schiavi e ripartivano per riportarli nelle rispettive case. Fu Papa Innocenzo III a donare a Giovanni de Matha, fondatore dei Trinitari, la Lettera apostolica Inter opera misericordiae, datata 8 marzo 1199, indirizzata a Miramamolin, re del Marocco. Secondo la tradizione è stato lo stesso de Matha a portare la lettera al sultano a Fèz e a realizzare la prima redenzione dalla schiavitù nella stessa città. La lettera è una presentazione dell’Ordine e del suo carisma oltre che una petizione per facilitare il lavoro ai Trinitari stessi.
A Rabat la Santa Messa è stata presieduta dal Cardinale di Rabat Cristóbal López Romero, S.D.B. il quale ha tenuto una conferenza sulla situazione della Chiesa marocchina; i cristiani in Marrocco sono in minoranza ma l’Islam e il Cristianesimo si tollerano e si rispettano reciprocamente.
Il pellegrinaggio si è concluso a Meknes, vicino a Fez dove la a tradizione narra che la statua lignea del Cristo Nazareno dovesse essere riscattata a peso d’argento (secondo altri invece in oro) . Si tratta di una statua molto alta e pesante. Essa benché pesante, nonostante nell’altro piatto della bilancia ci fosse una notevole quantità di monete, il loro peso risultò molto elevato rispetto a quello della statua; si continuava a toglier monete, eppure erano sempre in eccesso. La leggenda ci dice che furono sufficienti trenta monete per ottenere il riscatto: cifra simbolica, che evoca i trenta denari del tradimento di Giuda. Un’altra versione della leggenda parla addirittura che bastò una sola moneta. In ogni caso, tra leggenda e realtà storica, sta di fatto che il Cristo in legno fu riscattato come qualsivoglia prigioniero, tanto da essere a lungo chiamato con l‟appellativo di “Jesús del Rescate”. Secondo la tradizione, l’episodio del riscatto ebbe luogo il 28 gennaio 1682.
Dopo questo miracolo si sviluppò il culto del Gesù Nazareno Riscattato in tutte le comunità trinitarie e la prima copia della statua lignea è stata realizzata a Livorno e dal secolo XVII si trova nella chiesa di San Ferdinando Re, dove è oggetto di devozione e alla parete sono appesi degli ex voto.