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L’importanza di un libro
“Essere capaci di maneggiare le parole per rappresentare il proprio pensiero. Bisogna lavorare anche su questo, cioè sull’affermazione di se stessi, che non può non passare dalle parole complesse”. Lo dice Paolo Di Paolo, finalista del Premio Strega 2013, il cui libro più recente, ‘Vite che sono la tua’ (Laterza), racconta l’amore per i grandi classici. A definire la passione per i libri, ci aiuta anche Antonella Cilento, finalista allo Strega 2014 e autrice di ‘Non leggerai’, uscito quest’anno per Giunti Editore: “Lettura è provare cosa significa sognare e avere paura in proprio. Ogni libro è uno spazio per entrare e moltiplicare le proprie vite. La nostra vita – sottolinea – ci mette paura, talvolta non ci basta, attraverso i libri noi ci moltiplichiamo. In un suo famoso verso, dice infatti Pessoa: ‘mi sono moltiplicato per sentirmi’”.
Leggere presuppone un’apertura
“Leggere – spiega Paolo Di Paolo – presuppone necessariamente un’apertura. Confrontarsi con un romanzo o un saggio ti porta a fare i conti con l’alterità. E’ un dialogo, e non è un colloquio blindato, che può essere avventuroso, spiazzante, talvolta addirittura irritante. Se non sono disposto a questo patto – prosegue lo scrittore – la lettura non funziona. Di per sé leggere è aprirsi. Nella lettura è ancora più evidente, perché mi immedesimo nelle vite altrui e tengo in allenamento una facoltà, spesso atrofizzata, che è l’immaginazione”.
La letteratura per comprendere il nostro tempo
Leggere i classici della letteratura è, per Antonella Cilento, la chiave di lettura per interpretare il tempo presente: “Bisognerebbe tornare a molti classici – ci racconta la scrittrice – che purtroppo da tempo sono diventati faticosi o impossibili da leggere perché non ben presentati. Ci sono tanti libri che ci riconducono, in un modo o nell’altro, a quello che stiamo vivendo”. Tra i libri consigliati dalla Cilento, ‘Il maestro e Margherita’ di Michail Bulgakov: “grande romanzo sulla libertà e ironia che scopro essere sempre letto e riletto da generazioni differenti”. Ma anche ‘Cime tempestose’ di Emily Brontë e “tra le letture indispensabili” considerate dalla scrittrice napoletana: Balzac, Flaubert, Čechov, Tolstoj. “Si può ricominciare da un punto qualunque dalla grande rete della letteratura, e – chiosa quasi a sorprea – da lì tornare indietro”.
Educazione alla lettura e sfide
“Bisogna – spiega ancora Antonella Cilento – far scoprire ai ragazzi le connessioni. I libri sono, in fin dei conti, macchine ferme, a cui basta girare una chiave per entrare nel mondo dell’immaginazione. Chi propone libri spesso non legge. Chi li propone nella scuola, in giro e chi parla di cultura, sostanzialmente è un lettore debole. Non si può passare una passione a qualcun altro se non la si prova intensamente”. Lunga, per Paolo Di Paolo, la lista dei forti antagonisti a cui far fronte, a cominciare “dalla serialità televisiva e da altre forme di intrattenimento. Tutto è narrazione oggi. Quindi – evidenzia lo scrittore – lo specifico della narrazione letteraria perde colpi, fatica ad attrarre. La sfida, allora, è quella di provare ad avvicinare persone che non leggono, giovani o meno giovani, alla possibilità di alimentare qualcosa dentro loro stessi, ad arricchirsi. Viceversa – conclude Di Paolo – da un punto di vista più pratico, credo che allontanarsi troppo dalla scrittura significhi perdere il contatto con la capacità di rappresentare il proprio pensiero”.