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L’impegno della Chiesa per l’abolizione della pena capitale
Coltivare la speranza

Bentrovati!
Sono Michele Robibaro, officiale della Sezione Comunicazione e Restituzione presso il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Oggi vorrei parlarvi della , che rappresenta un ostacolo allo sviluppo umano integrale, perché lede la dignità umana privandola della vita, che è sacra in quanto frutto dell’azione creatrice di Dio.
L’ultimo rapporto disponibile ci racconta un numero di esecuzioni capitali altissimo: 1.153 solo nell’anno 2023. Sebbene siano solamente 16 gli stati che hanno eseguito condanne a morte in quell’anno, sono ancora 54 i paesi in cui la pena capitale è applicata.
La Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che «la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona», e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo. Questo è quanto si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato nel 1992, e modificato proprio in questa parte nel 2018.
Nel corso del suo pontificato, Papa Francesco ha più volte condannato la pena capitale, definita da lui stesso un “veleno” per la società.
Il Santo Padre ci spiega, infatti, che “la convinzione di offrire anche al colpevole la possibilità di pentimento non può essere mai abbandonata”.
Per questo esorta a esplorare alternative alla pena di morte, come la riabilitazione e il perdono.
Lo ha ribadito anche nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2025, in cui ha esplicitamente chiesto l’eliminazione della pena di morte in tutte le Nazioni.
Oltre a compromettere l’inviolabilità della vita, spiega il Papa, la pena capitale annienta ogni speranza umana di perdono e di rinnovamento.
E sulle orme del Santo Padre, la Chiesa cattolica in tutto il mondo è impegnata a lavorare per la sua abolizione.
Un esempio è Il Catholic Mobilizing Network, un’organizzazione attiva nel sensibilizzare e mobilitare i cattolici e le comunità religiose negli Stati Uniti per porre fine alla pena di morte e promuovere soluzioni alternative di giustizia riparativa.
La direttrice esecutiva del Catholic Mobilizing Network, Krisanne Vaillancourt Murphy, ha portato la sua testimonianza alla conferenza stampa di presentazione del Messaggio per la 58a Giornata Mondiale della Pace.
Forte della sua esperienza pluriennale a contatto con i familiari delle vittime, ma anche con i condannati, ha spiegato come Il perdono ha molto più da offrire rispetto al desiderio di vendetta.
Quando i nostri cuori sono orientati verso uno spirito di perdono – ha detto – diventiamo portatori di una speranza rigenerativa, che sceglie di non condannare ,ma piuttosto di lavorare per la guarigione.
Sulle stesse orme è la scelta di Papa Francesco di aprire la seconda porta santa nel carcere penitenziario di Rebibbia a Roma, per portare il dono della speranza a chi è facile la perda.
È questo un invito, specialmente in questo Anno Santo, a spalancare i nostri cuori agli ultimi e ai dimenticati, come potrebbero essere i carcerati e in particolare i condannati a morte. Perché il perdono di Dio è per tutti. E quindi anche il nostro può esserlo.
Siamo, dunque, chiamati a essere portatori della giustizia misericordiosa di Dio nel mondo. Ed eliminare il peccato strutturale della pena di morte è essenziale per costruire una cultura della vita, e per instradarci sul cammino della pace.
Guarda il video https://youtu.be/D5Rgrpz7PgI