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Le religioni insieme per parlare del fine vita
Dare valore ad ogni vita, promuovere la cultura della cura e contrastare quella dello scarto che in età anziana appare in tutta la sua più drammatica evidenza. Questi sono i presupposti con cui oltre 250 esperti da tutto il mondo si riuniranno, fino a giovedì 12 dicembre, presso l’Augustinianum per il simposio internazionale “Religione ed Etica Medica: Cure Palliative e la Salute Mentale durante l’invecchiamento”, organizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita in collaborazione con la World Innovation Summit for Health (WISH), realtà animata dalla Qatar Foundation).
Il documento firmato dai leader religiosi
Il grande evento si pone in continuità con l’impegno della Pontificia Accademia per la Vita e del magistero di Papa Francesco che, già nel 2015, ai partecipanti della plenaria di questo organismo vaticano disse che le cure palliative “realizzano qualcosa di altrettanto importante: valorizzano la persona”. Da non dimenticare poi che appena lo scorso 28 ottobre, i rappresentanti delle tre Religioni abramitiche hanno firmato in Vaticano il Position Paper sui temi del fine vita e delle Cure Palliative.
La presentazione in Sala Stampa
La due giorni – che vedrà a confronto rappresentati di diverse confessioni religiose, medici, scienziati e bioeticisti – è stata presentata oggi in sala stampa vaticana da monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita; dalla dott.ssa Sultana Afdhal, Chief Executive Officer del WISH e dal dott. Kamran Abbasi, direttore esecutivo del British Medical Journal.
L’invecchiamento della popolazione
Mons. Paglia ha presentato l’iniziativa riallacciandosi a quanto già realizzato nei vari congressi partecipati dall’Accademia per la Vita su questo tema, “negli Stati Uniti con la firma di una Dichiarazione comune con la Chiesa Metodista – ha ricordato -; in Brasile, in Libano e in Qatar, dove nel gennaio 2018 ho firmato proprio con la dott.ssa Sultana Afdhal una Dichiarazione congiunta”. “Proseguiamo un cammino comune con le altre religioni mettendo al centro quello che ci accomuna” ha spiegato ancora mons. Paglia, che in questo modo vuole offrire un approccio più ampio alle sfide dell’attuale momento storico, che deve fare i conti con l’invecchiamento della popolazione. “Vivere 20 anni in più senza avere una letteratura adeguata ci impegna in maniera importante, significa l’allargarsi della malattia – ha proseguito il presule -, le spese sanitarie in tutto sono la parte più importante dei bilanci dei Paesi di tutto il mondo, bisogna quindi evitare che il numero crescente di anziani porti ad una cultura eutanasica motivata da questioni economiche”.
Il Presidente della Pontificia della Accademia per la Vita ha quindi indicato che il rischio che la medicina sia “inficiata dal delitto di efficienza assoluta”, e poi ha ribadito che la prospettiva di cura richiama a una vocazione specifica: “Anche quando non si può guarire si deve sempre curare, essere a fianco”.
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