Le ragioni teologiche delle indulgenze

“Non solo piena e assai larga, anzi pienissima”, non solum plenam, et largiorem immo plenissimam nell’originale latino: così è definita l’indulgenza centenaria nella bolla Antiquorum habet fide relatio, del Giubileo del 1300, il primo giubileo della Chiesa cattolica, indetto da papa Bonifacio VIII. Sono tre aggettivi in crescendo – piena, più larga e pienissima – che sottolineano intenzionalmente la sua eccezionalità rispetto alle perdonanze precedenti, legate alle crociate, a quelle francescane e dunque a quella aquilana, stabilita nella bolla del 1294 dal pontefice predecessore, Celestino V. Bonifacio VIII si appella agli apostoli Pietro e Paolo e attraverso la loro protezione rivendica la sua facoltà di poter concedere la piena remissione dei peccati, sulla scorta delle parole dei Vangeli, e in particolare del passo di Matteo, 16,9: “Tutto ciò che scioglierai sulla terra, sarà sciolto nei cieli”.Per ottenere l’indulgenza, i romani devono visitare le basiliche per 30 volte in 30 giorni consecutivi, i forestieri 15 volte per 15 giorni essendo “veramente pentiti e confessati”. Bonifacio stabilisce la cadenza simbolica di 100 anni, ma un secondo giubileo fu proclamato già 50 anni dopo sotto il pontificato di Clemente VI e il motivo fu proprio voler offrire a tutte le generazioni la possibilità di vivere un Anno Santo – e quindi di un’indulgenza – nel corso della propria vita.Sul piano storico potremmo attardarci a lungo, occorre però fare un passo indietro e chiederci preliminarmente: cosa è un’indulgenza?

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