L’Angelus

Gesù, Colui che abbiamo contemplato bambino a Natale, esisteva prima dell’inizio delle cose, prima dell’universo, prima di ogni tempo e spazio. E’ ciò che ci dice il brano del Vangelo di questa domenica e che Papa Francesco pone al centro della sua catechesi all’Angelus, pronunciata ancora una volta dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico. L’apostolo Giovanni inizia con queste parole il suo Vangelo: “In principio era il Verbo”. Il Verbo, cioè la Parola. E il Papa afferma:La parola serve per comunicare: non si parla da soli, si parla a qualcuno. Sempre si parla a qualcuno. Quando noi sulla strada vediamo gente che parla da sola, diciamo. “Questa persona, qualcosa le succede”. No: noi parliamo sempre a qualcuno. Ora, il fatto che Gesù sia fin dal principio la Parola significa che dall’inizio Dio vuole comunicare con noi, vuole parlarci. Il Figlio unigenito del Padre vuole dirci la bellezza di essere figli di Dio; è ‘la luce vera’ e vuole allontanarci dalle tenebre del male; è ‘la vita’, che conosce le nostre vite e vuole dirci che da sempre le ama. Ci ama tutti. Ecco lo stupendo messaggio di oggi: Gesù è la Parola eterna di Dio, che da sempre pensa a noi e desidera comunicare con noi.Ma Dio è andato oltre, per parlare a noi, infatti, la Parola si è fatta carne ed è venuta ‘ad abitare in mezzo a noi’. E Francesco si domanda perché l’evangelista usa proprio la parola ‘carne’ e non l’espressione più elegante come ‘si fece uomo’. E osserva: perché in questo modo vuole indicare “la nostra condizione umana in tutta la sua debolezza, in tutta la sua fragilità”.«Ci dice che Dio si è fatto fragilità per toccare da vicino le nostre fragilità. Dunque, dal momento che il Signore si è fatto carne, niente della nostra vita gli è estraneo. Non c’è nulla che Egli disdegni, tutto possiamo condividere con Lui. Tutto. Caro fratello, cara sorella, Dio si è fatto carne per dirci, per dirti che ti ama proprio lì, che ci ama proprio lì, nelle nostre fragilità, nelle tue fragilità; proprio lì, dove noi ci vergogniamo di più, dove tu ti vergogni di più».

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