Diocesi
L’Amicizia ebraico cristiana alle radici dell’antigiudaismo
Nell’elegante e affollata sala degli specchi di Villa Mimbelli, gentilmente concessa dal Comune di Livorno, l’Amicizia Ebraico-Cristiana di Livorno, in collaborazione con il Sae (Segretariato attività ecumeniche). L’ADEI WIZO e il Beneh Berit si è confrontata su una delle tematiche più spinose del dialogo, a partire dalla recente pubblicazione del volume “Chi ha ucciso Gesù?”. Dall’antigiudaismo religioso, all’antisemitismo.La vera storia. Presente l’autore il noto giornalista Giuseppe Altamore, Direttore della rivista Ben Essere, intervistato dal dottor Gadi Polacco.
Nei saluti iniziali don Andrea Zargani, Direttore del Ce.Do.Mei, ha ricordato il costante impegno della Diocesi livornese nel dialogo fin dall’episcopato di monsignor Alberto Ablondi nel segno della ricerca. Ha inoltre ricordato le varie tappe di conversione della Chiesa Cattolica a partire dal Concilio Vaticano II ad oggi per rimuovere gli errori e le mancanze.
Gadi Polacco ha quindi ricordato come nella quotidianità sia a livello di social che di stampa e televisione siano presenti elementi antisemiti segno di una mentalità difficile da sradicare.
Ugualmente la professoressa Silvia Baldi, dopo aver sottolineato l’importanza a livello scolastico dell’istituzione della Giornata della Memoria e dell’introduzione delle Linee Guida sull’antisemitismo che ha contribuito ad avvicinare gli studenti a studiare la Shoah e le Leggi Razziali ha invitato a considerare la Memoria un elemento fondamentale per fare un percorso storico purtroppo ancora molto superficiale. Ha voluto poi soffermarsi su come sia stato molto ostacolato in ambito evangelico il dialogo con gli ebrei, e tuttora nella varie Chiese protestanti l’antisemitismo è difficile da estirpare.
Passando quindi al prezioso testo appena pubblicato, il dottor Altamore rispondendo alle domande del moderatore e del pubblico ha prima di tutto ricordato come nella storia della civiltà cristiana occidentale “ nessun odio per un popolo è stato mai tanto continuo e duraturo quanto quello per gli ebrei. Nonostante dopo la Shoah sembrava non ci fosse più posto per l’antisemitismo e per gli stereotipi che avevano contribuito a sterminare milioni di Ebrei nei campi di concentramento, purtroppo il fiume carsico dell’odio è riemerso con tutta la sua forza distruttiva, alimentato dall’avversione verso un intero popolo considerato “deicida”. Assistiamo a continui attacchi terroristici, aggressioni fisiche, minacce, vilipendio di cimiteri e fa impressione sapere che oggi, a Parigi come a New York o a Berlino, circolare con la Kippà è assai pericoloso. Si domanda quindi cosa stia accadendo e ipotizza che l’antigiudaismo che si è manifestato contro gli ebrei fin dal primo secolo sia ancora oggi la linfa che nutre l’antisemitismo, ossia l’odio che minaccia l’esistenza stessa degli ebrei. Afferma che conoscere il doloroso viaggio durante i secoli di un messaggio sbagliato che ha scavato solchi profondi nelle coscienze, è la premessa necessaria per evitare che gli errori e le tragedie del passato si ripetano.
Ha descritto il percorso a partire dall’accusa di aver ucciso il Messia, leggendo quindi documenti dove la semina dell’odio è opera di grandi e raffinati Padri della Chiesa e pensatori, che hanno tradito lo spirito del Vangelo, come il Decreto del Concilio Vaticano II stesso riconosce. Non si può dimenticare la strage degli ebrei della Prima Crociata del 1096 e così pure le ripetute espulsioni generalizzate di questo popolo dalle nazioni europee, fino ad arrivare all’istituzione del ghetto di Paolo IV, per non parlare delle migliaia di uomini arsi vivi sui roghi dell’Inquisizione semplicemente perché accusati di essere cripto giudei. Abbiamo anche un’ampia iconografia dove la propaganda antigiudaica emerge a tutto tondo. Passando poi ai secoli più recenti fa rabbrividire leggere che nel 1890, su un prestigioso mensile cattolico, si suggeriva una “risoluzione definitiva “ della questione ebraica.
In queste percorso emerge con tutta la sua urgenza la necessità di comprendere come l’odio e la violenza non sono compatibili con la nostra fede. La presenza delle Amicizie in Italia e nel mondo, e nella stessa Livorno offre un impegno prezioso nel contrastare ogni forma di antisemitismo soprattutto attraverso l’azione preventiva con l’approfondimento anche di tematiche spinose, e rafforzando il dialogo possiamo estirpare l’estremismo che purtroppo è una patologia che può manifestarsi anche nelle religioni.