Diocesi
L’amicizia è un dono prezioso
L’amicizia è un dono prezioso, pronto a sbocciare in ogni incontro. Quella con Pe Paulo dura da quasi quarant’anni, iniziò quando ero giovane parroco a Rosignano e lui studente a Roma a Sant’Anselmo dove studiava con don Antonio Marini. Venne ad aiutarmi in Parrocchia per Pasqua, e poi quando ha potuto. È nata una amicizia con lui e la sua famiglia.
Erano 15 anni che non ci vedevamo se non per mezzi elettronici, e l’occasione di una breve vacanza mi ha dato l’opportunità di riabbracciare anche i suoi genitori ultranovantenni.
Prima tappa è stato il Santuario della Aparecida, patrona del Brasile, la cui festa è il 12 di ottobre. Mentre andavamo in auto incontravamo gruppi di persone che andavano in “romaria” (pellegrinaggio) a piedi: un fiume di gente accolte, lungo la strada dai volontari delle parrocchie vicine che avevano organizzato punti di riposo e ristoro.
L’immagine, così venerata, è una piccola statuetta di ceramica che dei pescatori ritrovarono a pezzi nell’ansa del fiume vicino; quando vi andai la prima volta, contrariato dalla immensità dell’edificio non ancora terminato, trovandomi davanti a quella immagine sgorgai in un pianto inarrestabile. Oggi la basilica, la più grande dopo san Pietro, riesce a malapena a contenere le folle dei fedeli.
La seconda tappa è stata nella diocesi di Taubaté; il suo vescovo, ancora studente, venne anche lui a Rosignano per aiutare. Sono rimasto impressionato non tanto dal numero incredibile di persone quanto dall’atteggiamento della folla che assiepava la Cattedrale la mattina alle 8 di giovedì per la messa, seguita da una processione eucaristica che dava inizio alla giornata di adorazione. Ho visto tante mani alzate per la preghiera, persone con le foto dei propri familiari che seguivano il movimento della processione.
Toccante è stato l’incontro con i genitori di pe Paulo a Jaù – circa 250 km da Campinas dove Paulo è parroco – due vecchietti capaci di sostenersi a vicenda, testimoni di una Fede semplice e profonda. A Jaù ho partecipato alla messa in una parrocchia, celebrata in un salone in attesa di una costruzione più grande. La dimensione laicale della chiesa è davvero evidente: vi sono ministri che accolgono le persone alla porta, altri per le letture, altri per la comunione, altri per il servizio all’altare, altri per il canto; ognuno era contraddistinto dall’abito, una giacchetta bianca o un gilet, o una maglietta con ricamato un simbolo che richiamava il servizio svolto.
La Parrocchia dei Santi Gioacchino e Anna, dove Pe Paulo è parroco interessa un ampio territorio alla periferia di Campinas; anche se il forte inurbamento sembra aver cancellato le periferie che si confondono con quelle delle città vicine. La vastità del territorio è dovuta al tipo di strutture abitative quasi tutte al piano terra. I palazzi di più piani sono pochi come pochi sono i “condomini” (raggruppamenti di villette lussuose in un recinto ben vigilato).
La Parrocchia conta più di sessantamila abitanti, con un solo prete. – Difficile da comprendere da noi! – Si articola in dieci comunità con dieci chiese che hanno vita autonoma; nello stesso territorio ci sono anche 40 chiese pentecostali dai nomi più stravaganti. L’anima delle comunità sono i laici e l’organizzazione di una ministerialità diffusa: Ministri della Parola, della comunione, catechisti dei bambini, ministri del matrimonio, del Battesimo, ecc … Il prete visita ogni comunità più o meno ogni quindici giorni feriali e una volta al mese nei festivi; per il resto ogni comunità vive la liturgia domenicale e i sacramenti con un impegno davvero esemplare. Il precetto festivo ha un significato diverso dal nostro “andare a messa la domenica” strappando tre quarti d’ora risicati nell’orario più comodo; le liturgie gestite dai ministri straordinari impegnano le comunità per quasi due ore con una presenza attiva e partecipata dei fedeli.
Credo che a molti, laici e preti, farebbe bene un viaggio in Brasile per conoscere un volto diverso della stessa Chiesa.