L’agguato

Come echi di guerre lontane troppo presto sepolte dai chilometri e dall’indifferenza, i colpi sordi che squarciano il cielo e la bellezza del parco Virunga tornano a scuotere un mondo che quei conflitti e quelle verdi colline aveva da tempo dimenticato. Perché se negli anni Novanta, reduce dall’epocale fallimento del genocidio ruandese, la comunità internazionale aveva per un momento rivolto lo sguardo verso la cosiddetta “guerra mondiale africana” (nove Stati coinvolti, venticinque milizie armate, oltre 5 milioni di morti), negli ultimi due decenni un buco nero di disinteresse ha inghiottito il destino della Repubblica democratica del Congo, diventata, da quella guerra in poi, ricco campo di conquista.

La polverosa strada tra Goma e Rutshuru su cui hanno trovato la morte l’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista, nella regione del Nord Kivu, attraversa verdissime vallate in un quadrante orientale totalmente instabile. Da qui la capitale congolese Kinshasa dista 2.500 chilometri, un’enormità che segna anche una distanza politica. Perché il governo centrale, di cui il presidente Félix Tshisekedi ha appena cambiato il premier, nominando l’ex capo della compagnia mineraria statale Sama Lukonde Kyenge, qui conta poco o nulla.

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