La XXVI Giornata mondiale

Una Giornata interamente dedicata a loro. Per sottolineare il valore della testimonianza, per interrogarsi sul senso della propria chiamata, più semplicemente per dire “grazie”. Ogni anno il 2 febbraio la Chiesa celebra i consacrati e le consacrate e quel “sì” alla chiamata di Dio che li ha portati in ogni angolo del pianeta, guidati dalla docilità alla fantasia dello Spirito. La data coincide con la festa della Presentazione del Signore al tempio, icona, scrisse Giovanni Paolo II che la decise, «della totale donazione della vita» da parte di chi è chiamato a riprodurre «mediante i consigli evangelici, i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero e obbediente».

Con questa Giornata – spiega monsignor Paolo Martinelli, frate minore cappuccino, vescovo ausiliare di Milano e presidente della Commissione episcopale Cei per la vita consacrata – si vuole «rendere grazie a Dio per il dono di questa vocazione particolare all’interno della Chiesa e quindi sottolineare l’importanza e la valenza ecclesiale delle persone consacrate. Al tempo stesso è un modo per richiamare tutto il popolo di Dio a vivere la bellezza della vocazione cristiana».

Nella Lettera inviata per l’occasione, il cardinale João Braz de Aviz e monsignor José Rodriguez Carballo, rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, invitano a riflettere in particolare sulla parola “partecipazione”, collegandola al Cammino sinodale appena avviato. «La vita consacrata – aggiunge Martinelli – è da sempre tra le strutture ecclesiali maggiormente partecipative. E questo vale innanzitutto nel rapporto con le Chiese particolari, e a diversi livelli, a partire dalla presenza all’interno degli organismi di comunione: i consigli pastorali parrocchiali, i consigli pastorali decanali e, per i religiosi sacerdoti, il consiglio presbiterale».

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