Media
La webradio parrocchiale come ambiente di comunità
A servizio della Chiesa “ospedale da campo”

La chiesa, ovviamente. Poi ci sono la canonica, gli uffici parrocchiali, l’oratorio, campetti sportivi, bar, la scuola materna. Alcune parrocchie poi hanno addirittura un cinema o un teatro. Sono questi, ufficialmente, i “luoghi della comunità”. Ambienti fisici, ben delineati, di proprietà della parrocchia in cui le persone si incontrano, testimoniano il loro essere cristiani, ricevono o prestano dei servizi che vanno dalla carità all’educazione.
Ma in un mondo connotato dal digitale e dalla pervasività dei mezzi della comunicazione, i luoghi non sono solo quelli fisici. Ormai visitiamo in continuazione ambienti virtuali ma reali come siti web, social media, chat di gruppo.
Nel Tutorial di oggi ci soffermiamo – grazie all’aiuto e ai suggerimenti di don Paolo Padrini, consigliere WeCa – su un ambiente, virtuale ma reale, che una parrocchia può darsi proprio come luogo di comunità. Oggi parliamo di webradio.
Abbiamo già menzionato le webradio come possibilità in un Tutorial dedicato ai podcast in parrocchia come riedizione dello stesso spirito che portò, tra gli anni ’70 e gli anni ’80, molte parrocchie a creare la propria radio FM installando un’antenna sul campanile.
Prima di tutto, cos’è una webradio? Una webradio è una stazione radio che trasmette un segnale audio tramite il web. Una webradio può trasmettere 7 giorni su 7 oppure limitarsi a poche e circostanziate finestre temporali. Ricordiamo che se la webradio vuole trasmettere musica, dovrà ottenere una licenza SIAE, una procedura non difficile ma sicuramente costosa.
Ma come può una webradio parrocchiale svolgere il suo ruolo di ambiente di comunità? Prima di tutto, creando collegamenti con le persone. Trasmettere celebrazioni o incontri parrocchiali anche verso chi non può parteciparvi fisicamente è sicuramente un modo, ma è anche far sperimentare, a chi fa la webradio, «vita di comunità, vita attiva, vita di compartecipazione, dove si mettono a disposizione degli altri i propri talenti e professionalità, creando condivisione e dunque comunità». Un esempio può essere il coinvolgimento dei giovani dei percorsi dei sacramenti, chiamati a verbalizzare il proprio percorso e a raccontare il loro impegno alla comunità. Ma per la stessa logica la stessa esperienza può essere sottoposta a gruppi di adulti o di anziani.
È importante però che queste operazioni non si trasformino in soliloqui, ma sappiano mettere insieme voci diverse. Oggi, sempre più, il piano del mondo fisico, con gli incontri in presenza e le strette di mano, e il piano della realtà digitale, mediata ma vera, si mescolano tra di loro. In questo caso, strumenti di diffusione come la webradio possono unire questi piani di realtà facendo incontrare pubblici diversi e favorendo lo scambio. L’abitudine di ritrasmettere, all’esterno, le attività parrocchiali può essere un’operazione di evangelizzazione continua. Don Paolo Padrini ci suggerisce: «Se la Chiesa, come dice papa Francesco, deve essere un ospedale da campo, la radio parrocchiale è la radio dell’ospedale da campo che trasmette verso l’esterno, andando oltre, raggiungendo chi sta al di fuori».
I costi di natura tecnica per allestire una webradio non sono eccessivi. Con poche decine di euro ci si può dotare di un servizio multicast che ritrasmette il segnale in diverse piattaforme, a vantaggio di dispositivi come smartphone, pc o assistenti vocali. I costi di mixer e microfono, poi, non sono proibitivi, e si tratta comunque di strumenti utili anche ad altri scopi.
Si può poi sempre decidere di farsi “ospitare” da piattaforme come Youtube o Spreaker, per esperimenti più episodici o giusto per verificare l’effettiva risposta di pubblico.
Se la parrocchia poi è troppo piccola, una webradio può essere anche lo strumento a servizio di un decanato, di un vicariato o di una Diocesi, con economie di scala e bacini di risposta decisamente più ampi.
Un esercizio come questo della webradio è un ottimo modo per combattere la tentazione di supporci per forza irrilevanti, solo perché spesso non vediamo compensati i nostri sforzi da numeri in presenza incoraggianti. È un invito a farsi presenti, ancora una volta come ospedale da campo, a vantaggio di tutti.
Guarda il video https://youtu.be/8S5V3VUo9fI