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La terra promessa
Danimarca 1755. Il capitano Ludvig Kahlen raduna tutti i suoi averi per un progetto ambizioso: la bonifica della brughiera nel Nord del Paese e la creazione di una colonia agricola. Spera così di poter ottenere un titolo nobiliare. I suoi desideri si scontrano subito con molte asperità, dalla terra che non si lascia coltivare all’invidia dei nobili locali che vorrebbero reprimere l’audacia del militare. Uniche alleate, insieme a una tempra caratteriale granitica, sono la domestica Ann Barbara e una bambina nomade…
Valutazione Pastorale
È uno dei regali inaspettati di Venezia80. Parliamo del film “La terra promessa” (“Bastarden”) diretto dal danese Nikolaj Arcel (suo è “Royal Affair” del 2012), affiancato da un eccellente Mads Mikkelsen. Il film, tratto dal romanzo di Ida Jessen, ci conduce nelle asperità delle terre del Nord Europa, uno scenario algido e lunare dai richiami western; uno spazio fisico che simboleggia al contempo la dimensione dell’animo del protagonista, il capitano Ludvig Kahlen, un uomo solo, chiuso in se stesso, il cui unico scopo è riuscire nell’impresa della coltivazione di terreni inospitali per chiedere poi al re un titolo nobiliare. La sua ossessione è l’ascesa, il riscatto sociale. La storia. Danimarca 1755. Il capitano Ludvig Kahlen raduna tutti i suoi averi per un progetto ambizioso: la bonifica della brughiera nel Nord del Paese e la creazione di una colonia agricola. Spera così di poter ottenere un titolo nobiliare. I suoi desideri si scontrano subito con molte asperità, dalla terra che non si lascia coltivare all’invidia dei nobili locali che vorrebbero reprimere l’audacia del militare. Uniche alleate, insieme a una tempra caratteriale granitica, sono la domestica Ann Barbara (Amanda Collin) e una bambina nomade… “Con l’aiuto del brillante romanzo di Ida Jessen – sottolinea il regista, che firma il copione insieme a Anders Thomas Jensen – volevamo raccontare una storia epica e grandiosa su come le nostre ambizioni e i nostri desideri siano destinati a fallire se rappresentano la sola cosa che abbiamo.
La vita è un caos; dolorosa e sgradevole, bella e straordinaria, e spesso non la possiamo controllare. Come dice il proverbio: ‘Noi facciamo piani e Dio se la ride’”. Il regista Arcel compone un grande affresco storico-epico che ricorda non poco l’orizzonte del western a stelle e strisce, per offrire una intesa e poetica riflessione sul nostro presente. Spesso siamo così “distratti” da ambizioni professionali e conquiste sociali, al punto da mettere in secondo piano – se non negare – valori primari e centrali nell’esistenza: amore, tenerezza e bisogno di condivisione. Arcel governa con padronanza e disinvoltura un racconto denso, imponente dal punto di vista realizzativo, rendendo il ritmo della storia fluido ed avvincente. Sembra una corsa all’oro nel Vecchio West, ma siamo nelle gelide terre del Nord; ancor più, siamo nelle praterie dell’animo di un’umanità errante e insicura, desiderosa di un’occasione di riscatto. Tanto del film poggia sull’interpretazione maiuscola di Mads Mikkelsen, abile nell’approfondire traiettoria interiore del personaggio e sua evoluzione. Rende con efficacia la sua durezza data dalla formazione militare e l’estrazione povera, che lo spingono a giocarsi l’occasione della vita. Nel tragitto, però, l’amore sconquassa tutto e aiuta a rivedere le priorità. Il film a Venezia80 ha ricevuto la menzione speciale del Premio Signis. Un film di impianto classico, di grande spessore. Consigliabile, problematico, per dibattiti.