News
La tecnocrazia ha fallito, solidarietà antidoto all’egoismo
Un nuovo modello di sviluppo basato sul rispetto della persona e dell’ambiente. Un’economia, intesa come “legge della casa del mondo” che non generi diseguaglianze e non abbia come unico traguardo il profitto. Papa Francesco ha scelto di inviare un messaggio ai partecipanti del Forum Ambrosetti di Cernobbio, che si è aperto nei giorni scorsi, per invitare il mondo dell’economia a riflettere sulla necessità di un cambio di prospettiva. Una rivoluzione copernicana, da sempre sollecitata dal Pontefice nell’ottica della lotta alla povertà e dalle diseguaglianze, resa ancor più necessaria dall’emergenza sanitaria e sociale che tutto il mondo sta vivendo da mesi. Un appello alla solidarietà intesa come unico antidoto al virus dell’egoismo.
«Dall’esperienza della pandemia – è la premessa da cui è partito il Pontefice – tutti stiamo imparando che nessuno si salva da solo» perché «ogni scelta personale ricade sulla vita del prossimo». Una prova difficile che ha portato con sé anche insegnamenti positivi. «Non essendo stati capaci di diventare solidali nel bene e nella condivisione delle risorse, abbiamo vissuto la solidarietà della sofferenza» ha sottolineato Papa Francesco. La pandemia «ha messo in crisi la scala di valori che pone al vertice il denaro e il potere e ha riproposto fatiche e gioie delle relazioni». Anche la scienza e la tecnica hanno mostrato i loro limiti e «non sono bastate» da sole a contrastare l’emergenza coronavirus, il fattore umano è stato quello determinante. «L’elemento decisivo è stato il surplus di generosità e coraggio, messo in atto da tante persone» ha detto Bergoglio. Che ha poi lanciato un appello a riflettere sul fallimento del «del paradigma tecnocratico come unico o prevalente ai approccio ai problemi». Quello della tecnocrazia è un «paradigma improntato alla logica del dominio sulle cose» ha ricordato il Papa, nel falso presupposto che «esista una quantità illimitata di energia e di mezzi utilizzabili, che la loro immediata rigenerazione sia possibile e che gli effetti negativi delle manipolazioni della natura possano essere facilmente assorbiti».Alla luce di quanto accaduto però «è necessario un cambiamento di mentalità che allarghi lo sguardo e orienti la tecnica, mettendola al servizio di un altro tipo di modello di sviluppo, più sano, più umano, più sociale e più integrale». È arrivato il momento, secondo Bergoglio – di promuovere un “discernimento” basato su due elementi principali. Da una parte una “conversione ecologica” che implichi il «rallentamento del ritmo disumano di consumo e produzione, per imparare a comprendere e a contemplare la natura», dall’altra la “creatività” per forgiare «percorsi nuovi e originali per il bene comune».
Per realizzare questa profonda trasformazione del modello di sviluppo mondiale secondo Papa Francesco «è indispensabile formare e sostenere le nuove generazioni di economisti e imprenditori». Una necessità che in realtà il Pontefice aveva ravvisato da tempo, lanciando la proposta dell’incontro mondiale “The Economy of Francesco” che dopo un primo rinvio a causa del virus, si terrà dal 19 al 21 novembre ad Assisi in streaming. «È importante investire sulle nuove generazioni protagoniste dell’economia di domani, formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità, della cultura dell’incontro» ha sottolineato Bergoglio rivolgendosi al mondo economico riunito a Villa d’Este. «L’economia di oggi, i giovani, i poveri – ha aggiunto –, hanno bisogno prima di tutto della vostra umanità, della vostra fraternità rispettosa e umile, e solo dopo del vostro denaro».Nel suo messaggio il Papa ha infine spronato l’Europa ad assumere un maggiore impegno in questa direzione. «Oggi più che mai è chiamata ad essere protagonista in questo sforzo creativo per uscire dalle strettoie del paradigma tecnocratico, esteso alla politica e all’economia». E lo sforzo creativo «è quello della solidarietà, l’unico antidoto contro il virus dell’egoismo, ben più potente del Covid-19». Il Pontefice ha ricordato come siano passati ormai 70 anni dalla dichiarazione Schuman, che istituiva la forma embrionale dell’Unione. «Se allora si prospettava una solidarietà della produzione, oggi questa solidarietà va estesa al bene più prezioso: la persona umana» che va messa al «centro dell’educazione, della sanità, delle politiche sociali ed economiche». Perché nessuno «si salva da solo».