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La strage in mare dei bimbi siriani. Ecco le verità nascoste
Erano trascorsi solo otto giorni dalla più grande strage di sempre, quella del 3 ottobre 2013: 368 migranti affogati nel barcone a un passo da Lampedusa. Con le lacrime agli occhi uomini in divisa promisero che non lo avrebbero mai più permesso. L’11 ottobre 268 profughi siriani, tra cui 60 bambini, morirono a poca distanza da una nave della Marina militare italiana.
Perciò il giudice delle indagini preliminari di Roma ha respinto la richiesta di archiviazione. L’inchiesta dovrà andare avanti, per affrontare omertà, menzogne, perfino tentativi di depistaggio.
Una brutta storia che rischia di sporcare le pagine più belle della Marina. L’allora comandante della nave Libra, Catia Pellegrino, è accusata di comportamento negligente. Non da sola. Secondo il giudice le responsabilità arriverebbero fino ai massimi vertici di allora. E sono quelle che bisogna scoprire.
Il magistrato Paola Della Monica ha accolto le richieste dei legali dei superstiti, gli avvocati Alessandra Ballerini ed Emiliano Benzi, disponendo altri sei mesi di indagine alla Procura di Roma per effettuare una serie di accertamenti, tra cui l’acquisizione dei tabulati telefonici dell’indagata. Si tratta della seconda istanza d’archiviazione respinta. «Pur in presenza di molteplici dati di fatto indicativi dell’esistenza delle condizioni di un sinistro marittimo potenzialmente in fase di pericolo attuale, essendo stato segnalato il danneggiamento dell’imbarcazione (colpito da spari di mitra e imbarcante acqua), la presenza di due bambini malati, il sovraffollamento e le caratteristiche dell’imbarcazione (in legno) – chiarisce il giudice – la linea di condotta decisa dal Comando non fu improntata alle regole di diligenza e prudenza». Nelle 60 pagine Della Monica ricostruisce anche il solito scaricabarile tra Malta e Italia, secondo una modalità operativa che in questi anni ha portato ad altre stragi senza colpevoli e che questa inchiesta potrebbe portare alla sbarra. Molti gli interrogativi ancora senza risposta. Ad esempio, perché la nave Libra, si domanda il magistrato, ritenne di tenersi nascosta «alle autorità maltesi che avevano il coordinamento delle operazioni», tanto che dal Comando navale di Roma arrivò l’ordine di deviare la rotta in «una direzione di navigazione diversa da quella che stava seguendo e che avrebbe potuto avvicinarla all’imbarcazione dei migranti». Decisione «che non ha trovato alcuna plausibile giustificazione se non quella – scrive il giudice – di non essere coinvolti direttamente nelle operazioni».
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