La storia della comunità di Salviano

La 132ª Sagra dei baccelli che si tiene nel popolare quartiere di Salviano si è aperta nei locali dell’oratorio della Chiesa di San Martino, facente parte della Comunità Pastorale “I Tre Arcangeli”, con la conferenza “Variazioni nella storia di Salviano”.

Antonio Antoni, parrocchiano della chiesa e organizzatore della festa insieme al responsabile del Circolo Arci, ha aperto l’incontro ringraziando i tre relatori: il dottor Marcello Murziani, la dottoressa Maria Lia Lapi e l’Architetto Riccardo Ciorli, e ha ricordato che tutti gli abitanti del circondario tengono molto a questa festa e che desiderano mantenerla nella sua efficienza, cercando anche di migliorarla per il futuro.

Marcello Murziani, Presidente dell’Associazione livornese di storia, lettere e arti, ha evidenziato che l’Associazione si occupa della città di Livorno e del suo territorio, e a tal fine pubblica una rivista culturale e scientifica: “Nuovi Studi Livornesi” che stampa saggi e monografie anche di storia economica, e che Maria Lia Lapi ne è anche la Vice-presidente.

Murziani ha letto un brano dello scrittore Alberto Razzauti, un narratore poetico, che invita a valorizzare gli ambienti della nostra città che sono ancora misconosciuti, con questa festa -ha aggiunto- si tende anche a cercare un abbinamento tra quella che è la tradizione con l’innovazione.

L’Architetto Riccardo Ciorli ha iniziato la sua esposizione ricordando che le idee che andava esprimendo erano il frutto della sua collaborazione con Maria Lia Lapi che gli aveva dato dei suggerimenti indispensabili. Ha messo subito in risalto che l’ingresso dell’abitato di Salviano parte dalla Fattoria del Limone dove sono stati trovati resti del Paleolitico Superiore. Mostrando una cartina del Vivoli, ha individuato quella che era stata la “necropoli” di San Martino, ora purtroppo “asfaltata” dal sottopassaggio della superstrada, lì sono stati rinvenuti i resti di 110 corpi di epoca tardo-romana, infatti l’origine di Salviano deriva dalla “gens Salvia” che ne hanno costituito il primo gruppo abitativo. Gli scheletri sono tuttora visibili al Museo di Livorno e in quello archeologico di Roma. Dallo studio della loro dentatura si è appurato che non avevano le tipiche lesioni dei pescatori, ma che invece avevano denti regolari propri dei contadini.

Riguardo alla costruzione della Chiesa si parte dall’anno 449 mentre nel 1063 viene costruita la pieve rivolta verso il mare. Nel  1372 la consistenza edificata viene aumentata con un cimitero, in seguito Ugolino della Gherardesca ne innalza una torre. Dopo la signoria dei Medici finalmente nel 1750 viene costruita la strada che dalla città arriva a Salviano. Nel 1780 il latifondista Sproni costruisce un mulino detto “della pieve di Salviano”. L’abitato, come censito nel 1841, ammonta a poco più di settemila persone, ma diventano presto novemila quando viene aperta pa strada per le colline.

Ciorli ha fatto una interessante constatazione sulle donne che abitavano a Salviano in età più recente. E’ partito dai loro abiti che mettono in risalto una moda di tipo “orientale”, mentre i loro mestieri erano quelle di sarte, cuoche, balie-levatrici, serve. La dottoressa Papi ha fatto presente che molte erano lavandaie e che lavoravano per gli abitanti della città, dunque lavoravano tutte ed erano poche le casalinghe! Per quanto concerne le attività degli uomini, si è visto che molti erano impiegati come operai nelle fornaci, altri come maniscalchi, come barrocciai con l’aiuto di cavalli, costruttori di botti per il vino, trasportatori di fiaschi e damigiane. Nel 1928 fu la fornace di Salviano a produrre il materiale per la costruzione dello stabilimento della Solvay. Nel 1935 ci fu il collegamento del primo autobus con il centro città. Ciorli ha concluso il suo brillante intervento mostrando le lapidi che ricordavano il sacrificio dei cittadini locali durante le due guerre mondiali e l’edicola mariana ricostruita circa cinque anni or sono grazie proprio a Antonio Antoni!