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La Shoa
Quest’anno la Giornata della Memoria della Shoah cade in un momento davvero tragico per l’Europa e per il mondo. Siamo nel bel mezzo di una guerra drammatica. In Ucraina, l’invasione delle forze armate di Vladimir Putin ha creato un’immediata risposta militare da parte del Paese colpito. Dopo quasi un anno, una stima approssimativa porta il conteggio totale dei morti a circa 250mila (esito paragonabile a quello delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki). Si aggiungono anche più di un milione di feriti e almeno 4 milioni di profughi.
Fatto salvo che si tratta di una guerra d’altri tempi nella logica tradizionale invasore- invaso con Putin e il suo esercito nel ruolo dell’aggressore, anch’io ritengo che usare oggi la stessa risposta del passato generi non solo un enorme equivoco, ma un conteggio di morti, di stragi e di uccisioni davvero smisurato. Su questo giornale si continua a documentare e ad argomentare molto e in profondità a questo riguardo, intercettando sentimenti e consapevolezze di gran parte dell’opinione pubblica italiana. Siamo, infatti, nel pieno di una crisi gestita malissimo anche sul nostro versante occidentale, dall’Unione Europea, dalla Nato e dagli Stati Uniti d’America. Viene seguita un’improponibile logica binaria, quella del vincitore-vinto, del cercare la vittoria a tutti i costi e quindi del combattere la guerra fino alle estreme conseguenze. Che possa diventare – o sia già diventata, come ammonisce papa Francesco – una Terza guerra mondiale (non più a pezzi) e che l’escalation continua possa addirittura portarci a uno scontro nucleare che distruggerà il pianeta, poco importa. Conta “vincere”, senza alcuna considerazione delle conseguenze di questo ragionamento sconsideratamente privo di memoria.