La Quaresima nei Messaggi del Papa

Ogni anno il Messaggio per la Quaresima del Santo Padre accompagna i fedeli di tutto il mondo preparandoli a questo “cammino di più intenso allenamento spirituale”, come lo ha definito Papa Benedetto XVI, che prepara alla Pasqua.

Dal 1973, il compito di presentare questo messaggio è stato affidato al Pontificio Consiglio Cor Unum, oggi parte del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano integrale, ovvero l’organismo di promozione delle iniziative di carità della Chiesa. Questo sottolinea l’importanza, acquisita in special modo dopo il Concilio Vaticano II, dell’impegno sociale dei cristiani attraverso le opere di bene.

Come insegna San Paolo, la Quaresima è «il momento favorevole» per compiere «un cammino di vera conversione», per ritornare a Dio, ma anche per essere partecipi del Suo bene verso gli altri. «Sappiate udire una duplice eco – raccomandò Papa Paolo VI nel 1974 – l’eco della voce del Signore, e quella dei gemiti dell’umanità che piange e invoca aiuto».

Se guardiamo agli ormai 50 testi che si sono susseguiti da quando il messaggio per la Quaresima è stato affidato al Cor Unum, notiamo ovviamente la costante presenza delle tre pratiche penitenziali – preghiera, digiuno ed elemosina –quali tappe del nostro cammino quaresimale.  Notiamo altresì alcune differenze legate all’attualità, così come alle tematiche più care ai Pontefici e al loro stile comunicativo. Papa Giovanni Paolo II, ad esempio, soleva arricchire la propria riflessione con momenti di denuncia relativi a fenomeni quali l’insicurezza alimentare, le guerre, gli abusi contro i minori. Papa Benedetto XVI ha invece introdotto l’usanza, mantenuta da Francesco, di utilizzare un passo biblico quale sorta di sottotitolo del messaggio, come uno strumento per guidarci nella riflessione.

Quello di quest’anno è il nono messaggio quaresimale di Papa Francesco, il quale ci ha spesso guidato attraverso delle parabole e delle immagini evangeliche. Lo fa anche nel 2022, scegliendo l’immagine “tanto cara a Gesù della semina e della mietitura”.

La riflessione si sviluppa a partire dall’esortazione di San Paolo ai Galati: «Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione (kairós), operiamo il bene verso tutti».

Il Papa ci invita quindi a guardare alla Quaresima come ad “un tempo propizio per seminare il bene”. Così come lo stolto agricoltore della parabola evangelica è felice del buon raccolto perché può accumulare ricchezze nei propri granai, anche “nella nostra vita troppo spesso prevalgono l’avidità e il desiderio di avere, di accumulare”. La Quaresima è il tempo per convertirci e comprendere come la vita abbia “la sua verità e bellezza non tanto nell’avere quanto nel donare”.

La semina richiede pazienza, costanza e dedizione, ci dice Francesco invitandoci attraverso le parole di San Paolo a “non stancarci”. «Non stanchiamoci di fare il bene», scrive il Papa e non “stanchiamoci di pregare” e di avere speranza e fiducia nel Signore. “Se la pandemia ci ha fatto toccare con mano la nostra fragilità personale e sociale”, l’auspicio di Francesco è che questa Quaresima ci permetta di sperimentare il conforto della fede in Dio.

Non dobbiamo inoltre stancarci di estirpare il male dalla nostra vita, fortificandoci anche attraverso il digiuno, di chiedere il perdono di Dio e di combattere contro la concupiscenza, quella fragilità che ci spinge a peccare attraverso molteplici vie. Tra queste, il Papa include “la dipendenza dai media digitali, che impoverisce i rapporti umani”. Infine, non dobbiamo stancarci di fare opere di carità verso il prossimo.

Questo nostro impegno deve essere costante. Soltanto se non desisteremo, riusciremo a mietere. Il Papa ci invita dunque a chiedere a Dio la “paziente costanza dell’agricoltore per non desistere nel fare il bene, un passo alla volta”. E ci dona un’immagine altamente significativa della forte interrelazione tra le tre pratiche penitenziali. “Il digiuno prepara il terreno, la preghiera irriga, la carità feconda”. Se avremo costanza e perseveranza, “otterremo i beni promessi per la salvezza nostra e altrui”.

*direttore della comunicazione di Caritas Internationalis

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