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La pesca del Giunti
Nel Chiostro, tra il verde della Villa Fabbricotti, è stato presentato il libro di Franco Poggianti: “La pesca del Giunti”, moderatrice dell’incontro è stata la giornalista di Telegranducato, Silvia Meccheri. Aprendo l’incontro Franco Poggianti ha detto che con il libro aveva voluto dire a questa nostra città: “Ti voglio bene!”. Un amore forse ruvido ma sincero che dopo 52 anni di permanenza a Roma, gli consentiva di dire: sono sempre rimasto qui!. Nel libro viene descritta la Livorno degli anni ’60, con ancora le difficoltà della gente che viveva nelle “baracche”, povera ma anche molto allegra.
Ha preso poi la parola un amico dell’autore, così si è dichiarato il Sindaco Luca Salvetti, ci sono nel libro -ha detto- tante storie in cui ritroviamo la Livorno che abbiamo conosciuto e forse oggi è stata persa parte della sua schiettezza, perciò dobbiamo ritrovare quella Livorno autentica e generosa. I disagi degli abitanti delle baracche dimostrano anche gli aspetti di una Livorno solidale, sempre pronta ad aiutare chi è in difficoltà. Questo concetto oggi si è un po’ perso e questo è senz’altro un male. Ma ci sono tanti aspetti che rinnovano la sua solidarietà, infatti la Livorno pronta ad aiutare è emersa durante la pandemia ed ora anche per i rifugiati provenienti dall’Ucraina. La Livorno che guarda con rispetto gli altri si è manifestata anche quando i dipendenti comunali si sono fatti in quattro nel prestare la loro opera solidale nella distribuzione dei buoni spesa a coloro che avevano perso qualsiasi possibilità di sostentamento durante il Covid e che erano ridotti in situazioni disperate.
Simonetta Del Cittadino, regista e attrice teatrale, ha letto, per più volte, alcuni brani significativi tratti dal libro: è emersa così la figura dell’Asmara, una donna delle baracche, inseguita da dei poliziotti, che riceve l’appoggio di tutti i baraccati, al grido di: lasciatela! Se la pigliano sempre con una povera infelice! Seguono poi una serie di contumelie nel più puro e sboccato dialetto livornese. Maria Torreggiani, appassionata di canti popolari ha declamato, anche lei per più volte, alcuni sonetti livornesi e brani portati al successo da Tina Andrei, le sue performance sono state accompagnate alla chitarra da Marco Del Giudice.
Cristiano Meoni, giornalista del “Tirreno”, pratese, è arrivato a Livorno nel 2006, ma si sente livornese a tutto tondo. Riferendosi alla solidarietà con i baraccati ha ricordato un episodio di cui era stato partecipe nel 2006. Alla Rotonda di Ardenza, alcuni senegalesi stavano vendendo le loro merci. Ma dopo poco arrivarono alcuni agenti municipali per farli sloggiare. I livornesi presenti presero subito le difese degli ambulanti e i vigili a male parole. La Livorno che abbiamo ritrovato nelle pagine del libro -ha aggiunto- in parte non c’è più, l’individualismo, l’egoismo, il bullismo, la sopraffazione, determinano un afflato che si sta smarrendo e volumi come questo ci servono a mantenere la memoria. E le donne livornesi? Sono donne che sanno contare all’interno delle loro famiglie -ha detto Poggianti- sembrano dimesse ma sono donne coraggiose e forti. Nello scrivere il libro -ha aggiunto- faccio il cronista, scrivo un po’ per celia e un po’ per non morire di noia.
Ha preso la parola anche il dottor Pagliai, l’Editore fiorentino del libro, la Casa Editrice è stata fondata nel 1966 (caso ha voluto proprio l’anno in cui si riferisce la storia del libro!). Pagliai ha definito Poggianti non un semplice cronista ma uno scrittore vero che ha realizzato un libro di alto realismo proponendo uno spaccato di vita reale. Ma il titolo “La pesca del Giunti” cosa significa? Il motto livornese termina con le parole: “l’acqua ai ginocchi e pesci punti!”, per dire che non sempre le imprese hanno una conclusione positiva.