Diocesi
La pace si impara da piccoli
Anche in questo 28 maggio, come ormai da 21 anni la Comunità di Sant’Egidio, insieme alla Diocesi di Livorno e al Comune di Livorno ha organizzato la Giornata Cittadina per la Pace a ricordo dei massicci bombardamenti che durante la guerra mondiale, piegarono la città, seminando morte e distruzione.
Davanti al Comune di Livorno una numerosa folla si è radunata per dare vita a questa giornata. Erano presenti anche tanti giovani studenti, in particolare dell’I.C. Bartolena e dell’IC Brin che con striscioni da loro preparati e accompagnati dai loro docenti, hanno voluto testimoniare il vivo desiderio per la Pace e la loro solidarietà alle donne, alle quali è stata dedicata questa giornata considerando la dolorosa evidenza della violenza su di esse, nell’anno appena trascorso.
Monsignor Simone Giusti, nell’intervento di apertura, rivolgendosi proprio ai ragazzi ha sottolineato quanto sia importante educare alla pace, alla non violenza e alla concordia. “Purtroppo guardando ai numeri, nel 2023 i conflitti sono aumentati del 12% rispetto al 2022 e di oltre il 40% rispetto al 2020. Una persona su sei vive in un’area in cui vi è un conflitto attivo. Nei 234 Paesi e territori analizzati, la maggioranza ha visto almeno un episodio di conflitto nel 2023. In totale, si registrano oltre 147mila eventi di conflitto. Una terza guerra mondiale combattuta su più fronti. In molti casi non sono solo gli Stati, sempre più fragili a fare la guerra, ma singoli gruppi e fazioni che per esercitare il proprio potere, il controllo delle materie prime o anche di singoli terreni che le nascondono, oppure solo per prevalere sulla parte o sulle bande opposte, assoldano mercenari e milizie armate. I soldi investiti in armi potrebbero invece essere destinati ai paesi in via di sviluppo”. Ha invitato i ragazzi ad agire in prima persona per promuovere la cultura della Pace.
L’assessora del Comune di Livorno Barbara Bonciani ha espresso espressioni di omaggio e vicinanza alle donne e a tutte coloro che in guerra e in tante situazioni difficili, anche nelle mura domestiche, esprimono con la propria voce, la resistenza necessaria alla violenza: “esse sono il simbolo di quello che tutto possiamo fare: manifestare ed esprimere con scelte concrete per contrastare guerra e sopraffazione, il proprio impegno per la vita, per farla crescere di più, anziché distruggerla”.
Questa prima tappa della Memoria ha avuto in Mirella Raugi, una dei testimoni del 28 maggio 1943 che all’epoca aveva solo 10 anni. E’ stata insegnante e ha contribuito con il suo operato nel SAE e nell’Amicizia ebraico-cristiana alla crescita dei rapporti interreligiosi ed ecumenici nella città labronica. Da sempre, ha sostenuto i programmi di educazione alla pace della Comunità di Sant’Egidio, prestando la sua testimonianza in molte scuole di ogni ordine e grado. Ripercorrendo i tragici eventi della guerra anche lei rivolgendosi ai ragazzi li ha invitati a far tesoro della Memoria perché la guerra lascia delle cicatrici indelebili nei sopravvissuti.
Isabella, una bambina livornese di 10 anni delle Scuole Micheli che partecipa alla Scuola della Pace della Comunità di Sant’Egidio presente nei quartieri di Shangai, Corea, Fiorentina e del Centro cittadino insieme ai bambini e ragazzi provenienti da quindici paesi differenti, è intervenuta sottolineando che l’educazione alla pace, alla convivenza, alla solidarietà comincia nel gruppo, dal rispetto delle idee, della cultura e della religione degli altri e si concretizza attraverso iniziative di sostegno all’istruzione ed alla cura di bambini e ragazzi coetanei che vivono nei paesi più poveri.
La marcia si è quindi spostata verso il Duomo e qui ha fatto sosta per ascoltare l’intervento di Tàmara Cvetkovic, una giovane donna impegnata in programmi di cooperazione allo sviluppo con ISCOS Emilia Romagna. Tàmara viene dalla Bosnia Erzegovina, drammatico teatro dalla guerra degli anni ‘90 nei Balcani e viene da Milici, un paesino a 40 km da Srebrenica, tristemente famosa per il massacro operato dalle milizie serbe a danno di oltre 8000 ragazzi e uomini bosgnacchi (musulmani bosniaci), nel luglio 1995. Tàmara come molte altre donne della zona lavora per la pace. In Bosnia Erzegovina, realizza attività con giovani e donne di comunità rurali perché vuole che le loro voci vengano ascoltate.
Ha preso poi parola Turu, testimone del lungo e feroce conflitto scoppiato tra Etiopia ed Eritrea per questioni di confine, triste eredità dei disegni coloniali sulle frontiere del Corno d’Africa. Turu però e molte altre con lei, non smette di sperare e di ricordare ai propri figli “una guerra tra fratelli”, che ha portato tanto dolore, crudeltà, deportazioni e migrazioni. Per questo, per mettere fine a tutto questo la pace va sempre cercata, ristabilita, finché non mette fine alla guerra.
Nella terza tappa in piazza Cavour ha dato la propria testimonianza Lucia Monteiro Duarte De Sousa della Repubblica di Capo Verde e che come tutte le donne nel mondo, desiderando una vita migliore non solo per sé, ma per la sua famiglia, arriva in Italia e inizia la sua vita fatta di fatiche e sogni, difficoltà e gioie, ma una vita spesa tutta per dare un futuro ai due figli che sono nel frattempo nati: Willy, che nasce a Roma il 20 gennaio 1999 e la sorella Milena. Dopo diversi spostamenti necessari, la famiglia Monteiro Duarte va a vivere a Paliano, dove raggiungono dei parenti. Qui Willy cresce e frequenta l’Istituto Alberghiero di Fiuggi, dopo il diploma trova lavoro ad Artea nella cucina di un albergo e spesso con gli amici si ritrova a Colleferro, il comune un po’ più grande della zona. Purtroppo a 21 anni la notte del 6 ottobre del 2020 per aver difeso a Colleferro un amico durante una lite, viene ucciso a calci e pugni.
La quarta e ultima tappa ha chiuso la marcia agli Scali D’Azeglio per omaggiare le vittime di tutte le guerre. Qui il 28 maggio 1943, un numero imprecisato di civili rimase ucciso dallo scoppio di alcune bombe cadute sulla strada sovrastante. Questo luogo, è diventato negli anni luogo simbolo della memoria delle guerre di ieri e di oggi e di speranza per la pace, sempre da ricercare. Tutti i presenti davanti alla lapide hanno donato un fiore e hanno sostato silenziosamente.
guarda le foto scattate da Antonluca Moschetti https://photos.app.goo.gl/eshKwGbk1qFxhK4G7