Diocesi
La Messa del funerale nella chiesa S. Seton
Come ha chiesto espressamente, don Gino Franchi, primo parroco fondatore della parrocchia S. Seton a Livorno, tornerà polvere e le sue ceneri saranno custodite nel giardino della chiesa dove ha vissuto per 40 anni; accanto alle tombe dei fratelli Filicchi, che accolsero Madre Seton al suo arrivo in città e furono testimoni della sua conversione al cattolicesimo. Tantissime le persone che hanno voluto salutare don Gino, partecipando alla celebrazione presieduta dal vescovo Simone. Nella chiesa di piazza Lavagna, gremita come mai, nella commozione generale, il grazie ad un uomo che ha vissuto nella semplicità, facendo da padre, da parroco da amico, a centinaia di ragazzi e ragazze, oggi uomini e donne. E insieme ai fedeli, tanti confratelli sacerdoti e la vice sindaca, in rappresentanza del Comune, segno di ringraziamento anche della comunità civile a quest’uomo.
Don Gino ha finalmente incontrato Madre Seton – ha detto mons. Giusti iniziando la sua omelia. In questa donna, madre, vedova, suora, ha riconosciuto la sua missione di sacerdote, una spiritualità gemella, dedita alla cura dei più poveri e alla preghiera e a lei ha affidato la sua vita ed oggi in cielo, la incontra, dopo averla cercata nelle carte, nelle lettere, nelle persone vicine.
Ecco le parole del vescovo Simone:
VOGLIO TE SOLO, SIGNORE
Ti ho cercato, o Signore della vita, e Tu mi hai fatto il dono di trovarti.
Te io voglio amare, mio Dio.
Perde la vita, chi non ama Te: chi non vive per Te, Signore, è niente e vive per il nulla.
Accresci in me, Ti prego, il desiderio di conoscerti e di amarti, Dio mio: dammi, Signore, ciò che Ti domando; anche se Tu mi dessi il mondo intero, ma non mi donassi Te stesso,
non saprei cosa farmene, Signore. Dammi Te stesso, Dio mio!
Ecco, ti amo, Signore: aiutami ad amarti di più. Amen.[1]
Queste parole di Sant’Anselmo descrivono bene la persona di don Gino Franchi.
Don Gino Franchi infatti è sempre stato un ricercatore,
uno scrupoloso ricercatore storico, molte sono le sue pubblicazioni sulla storia della Seton, sulla storia di Livorno e in particolar modo di Ozanam, un ottimo ricercatore di funghi come molti di voi sanno ma soprattutto è stato un ricercatore di Dio.
Egli l’ha cercato e l’ha trovato e a Lui ha dedicato tutta la sua esistenza.
Quando uno cerca un certo oggetto non sente gioia finché non l’abbia trovato. Ma quando uno cerca il Signore, lo stesso atto di cercarlo riempie di Gioia il cuore dei cercatore.[2]
Viene Del Gabbro, lascia le sue colline per il seminario, per ricercare la sua vocazione e il suo Dio che l’ha chiamato al sacerdozio. Cerca nel Vangelo lo stile con cui vivere da prete in mezzo al suo popolo: è quindi umile, povero, semplice ma coriaceo, è un carattere forte ma sa essere mite con i bisognosi ma forte con i presuntuosi e non cede mai ai prepotenti. Ha cercato Dio nell’altro, nei poveri (per molti anni è stato direttore della Caritas diocesana), convinto che “solo la carità può distogliere il cuore dall’amore di sé e del mondo e indirizzarlo verso Dio”[3] .
Nel nome del Signore, l’accoglienza del povero è sempre stato una sua caratteristica, fosse esso una persona bisognosa di beni materiali o di una vicinanza e di una parola di conforto.
Ha cercato Dio nel suo popolo e per esso ha condiviso situazioni di marginalità in una piccola struttura che fungeva da chiesa e ha costruito per il suo popolo il complesso parrocchiale in cui questa mattina celebriamo.
L’ha voluta casa fra le case per indicare che essa è la casa comune, è la casa di tutti è il luogo dove il signore accoglie chiunque voglia entrarvi. Tra la sua gente ha vissuto e tra la sua gente vorrà riposare una volta tornato polvere, polvere con la terra di questa chiesa. Per la chiesa ha dato la sua vita con grande chiarezza e franchezza ma al tempo stesso con carità e lealtà. Sempre pronto al dialogo e a trovare un punto d’intesa con l’altro. Era consapevole che “dall’ascolto nasce un’umile e silenziosa saggezza, dal chiasso delle parole, nasce incomprensione”.[4]
Non lesinava di presentare il suo pensiero anche se comprendeva poteva essere non accettato. Uomo franco, leale e rispettoso. In questi quindici anni di episcopato più volte l’ho sentito manifestare il suo dissenso ma sempre in un affetto e in una disponibilità al confronto e sempre pronto, in ultimo, all’ubbidienza. La sua è stata un’obbedienza in piedi sempre ricco della sua dignità di Gabbrigiano alla quale teneva tantissimo come alla sua amata famiglia.
Santa Seton
Accanto ai poveri e alla sua parrocchia, ha avuto poi un altro grande fuoco che ha illuminato e catalizzato la sua vita. È una donna, una sposa e madre di figli ancora piccoli da allevare, una vedova, una convertita. Questa donna vivendo appieno i suoi impegni di sposa e di madre ha saputo essere attenta ai più poveri e a spendersi per essi senza alcuna riserva. È stata la prima Santa degli Stati Uniti. Tra Don Gino e Santa Elisabetta Seton è nato un rapporto profondo: Santa Elisabetta Seton aveva vissuto in maniera grande quanto anche Don Gino voleva vivere. E’ diventata il suo ideale di vita e la sua passione di ricercatore.
Grande umanità, grande amore a Dio, grande amore ai poveri. Un trinomio che accomuna Don Gino con Santa Elisabetta Seton e a lei ha voluto dedicare la chiesa nella quale oggi celebriamo.
La sua gente, la sua chiesa, Santa Elisabetta Seton,
sono stati un trinomio costante nella sua vita.
Don Gino è stato uomo attivo come pochi ma trovava il tempo per stare con gli amici e con le sue amate colline ma aveva sempre il tempo per il suo Dio nonostante che fosse con le porte aperte verso chiunque passasse alla sua porta. Sapeva bene con Santa Caterina da Siena che “se non vieni ogni giorno ai pozzi, se non attingi ogni giorno le acque, non solo non potrai dare da bere agli altri, ma anche tu patirai la sete della Parola di Dio”.
Ora caro Don Gino, sei con la tua amata Santa Seton, in Cielo. L’hai conosciuta dalle carte e dalle parole di altri, ora la incontri, sei con lei davanti al cospetto di Dio. Ora è lei a introdurti dal buon Dio e a perorare la Sua Misericordia. Ciò che hai creduto, ciò che hai sperato, ciò che hai cercato per tutta la tua vita, ora l’hai davanti a te, ora lo contempli.
Intercedi per noi, non ti dimenticare di noi che ancora siamo pellegrini verso la casa nella quale tu ci attendi.
Ci ricorda Sant’Agostino:
“Amando il prossimo e prendendoti cura di lui, tu cammini. E dove ti conduce il cammino se non al Signore, a colui che dobbiamo amare con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente?
Guarda le foto della celebrazione scattate da Claudio Mele, che ringraziamo per la disponibilità
+ Simone, Vescovo
[1] Sant’Anselmo di Aosta
[2] Detti rabbinici
[3] S. Bernardo
[4] Proverbio Armeno