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La memoria dell’assassino
Stati Uniti oggi, John Knox è uno spietato killer sessantenne che conduce una vita solitaria. Quando gli viene diagnosticata una malattia neurodegenerativa particolarmente aggressiva, capisce che ha poche settimane per sistemare gli irrisolti della sua esistenza, a cominciare dal rapporto deragliato con il figlio Miles. Proprio per lui si rivolge all’amico di lunga data Xavier Crane, intenzionato a seminare le incalzanti indagini della detective Emily Ikari…
Valutazione Pastorale
È stato due volte Batman per Tim Burton (1989, 1992), ma anche l’attore ammaccato di “Birdman” (2014) di Alejandro González Iñárritu e ha vinto un Golden Globe e un Emmy per la serie denuncia “Dopesick. Dichiarazione di dipendenza” (2021, Disney+). Parliamo dell’attore hollywoodiano Michael Keaton, sulle scene dalla fine degli anni ’70. Keaton, dopo una prima regia nel 2008 con “The Merry Gentleman”, è tornato dietro alla macchina da presa per dirigere un crime-thriller esistenziale, intestandosi il ruolo principale e scegliendo come comprimari Al Pacino, Marcia Gay Harden e James Marsden. È “La memoria dell’assassino” (“Knox Goes Away”), presentato al 48° Toronto International Film Festival. La storia. Stati Uniti oggi, John Knox (Keaton) è uno spietato killer sessantenne che conduce una vita solitaria. Quando gli viene diagnosticata una malattia neurodegenerativa particolarmente aggressiva, capisce che ha poche settimane per sistemare gli irrisolti della sua esistenza, a cominciare dal rapporto deragliato con il figlio Miles (Marsden). Proprio per lui si rivolge all’amico di lunga data Xavier Crane (Pacino), intenzionato a seminare le incalzanti indagini della detective Emily Ikari (Suzy Nakamura).
La cornice è quella del crime asciutto e algido, dove i corpi delle vittime cadono come birilli sotto raffiche di colpi di pistola. Mettendo però da parte tale sfondo narrativo, che localizza il film nel perimetro del cinema di genere, la linea del racconto schiude un interessante dramma esistenziale che oscilla tra il desiderio di far pace con le proprie angosce, irrisolti di vita, e sanare (e salvare) il rapporto con un figlio mai amato. In più, Keaton tratteggia con convinzione i volteggi finali di un uomo che sa che sta andando incontro all’oblio, alla perdita totale dei ricordi, un percorso che vuole compiere da solo, senza poter contare su tenerezza e calore familiare. Un cammino fosco, tortuoso – John Knox resta sempre un killer, che non rinnega i suoi metodi spietati –, che però trova sfumature umane acute nel desiderio di sacrificio di sé e nel voler dare “senso” agli ultimi gesti, un senso che si lega in parte al desiderio di espiazione delle proprie omissioni. Film sfidante per temi e linguaggio, ma di certo non banale. Da approfondire. “La memoria dell’assassino” è complesso, problematico, per dibattiti.