La Madonna del baldacchino

Sono oltre duemilacinquecento le persone che in queste prime settimane di apertura hanno visitato la mostra Raffaello, La Madonna del Baldacchino. Ritorno in cattedrale,allestita all’interno della cattedrale di Pescia dallo scorso 6 maggio.Appassionati d’arte e curiosi giunti alla spicciolata o in famiglia, gruppi organizzati e classi di ogni ordine scolastico non hanno voluto perdere l’occasione di ammirare uno dei capolavori più celebri di Raffaello che, dopo circa trecento anni, ha fatto ritorno a Pescia, lasciando temporaneamente Firenze e Palazzo Pitti dove è solitamente esposto. La mostra è la punta di diamante dell’iniziativa Uffizi Diffusi, il progetto ideato dalle Gallerie degli Uffizi e dal suo direttore Eike Schmidt. Raffaello, La Madonna del Baldacchino. Ritorno in cattedralenasce infatti dalla collaborazione tra il celebre museo fiorentino, la Diocesi di Pescia, la Fondazione Caript e la città di Pescia.

All’interno della cattedrale, tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00, è possibile ammirare lo straordinario capolavoro del maestro urbinate in dialogo con la copia seicentesca di Pier Dandini, fatta realizzare quando l’originale venne portato a Firenze. Non solo l’eccezionale confronto tra le due opere ma anche la possibilità di vedere gli altri capolavori conservati nella cattedrale di Pescia, nel Museo Civico di Palazzo Galeotti e nella Gipsoteca Libero Andreotti. Le due sedi museali cittadine sono aperte dal lunedì alla domenica, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00. Il biglietto per visitare i musei e la cattedrale è unico: 12 euro il costo del ticket intero, 9 euro di quello ridotto (gruppi composti da ameno 15 persone, ragazzi dai 14 ai 25 anni, residenti nei comuni della Diocesi di Pescia, possessori di un biglietto di ingresso dei musei aderenti al Sistema Museale Pistoiese), gratuito per i bambini fino a 13 anni. Per tutte le informazioni: info@madonnadelbaldacchino.it.

In occasione della mostra inoltre la Diocesi di Pescia ha organizzato un importante ciclo di conferenze dedicate a Raffaello e all’opera esposta, con interventi di illustri studiosi.

Il primo appuntamento del ciclo di conferenze è fissato per venerdì 9 giugno con la presenza di Timothy Verdon, docente della Stanford University e direttore del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze che parlerà del tema “Raffaello: Umanesimo e Spiritualità”. Il 16 giugno sarà la volta di Anna Bisceglia, curatrice della pittura del Cinquecento alle Gallerie degli Uffizi, che terrà una conferenza sul tema “Raffaello, Baldassarre Turini e La Madonna del Baldacchino”. Il 30 giugno un altro ospite di altissimo livello, Salvatore Settis, presidente del Consiglio Scientifico del Musée du Louvre di Parigi, terrà il suo intervento sul tema “Raffaello. L’inizio della tutela dei beni culturali”. Il ciclo di incontri si concluderà il 6 luglio con la presenza del cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione. La sua conferenza sarà dedicata a: “La via della bellezza nel cammino di fede”. Gli incontri, gratuiti e aperti al pubblico, si terranno in cattedrale alle ore 19.00.

Dopo il primo riuscitissimo appuntamento, quello di domenica 21 maggio, sono in programma anche nuove aperture straordinarie della Biblioteca Capitolare di Pescia: domenica 11 giugno e 2 luglio, dalle 10.00 alle 20.00, sabato 27 maggio, 24 giugno e 15 luglio, dalle 15.00 alle 20.00. Il palazzo del Capitolo, situato di fianco alla Cattedrale, costruito in vari tempi, trae le sue origini nella metà del Seicento quando fu deciso di trasformare l’antica cappella di san Pietro in sacrestia dei canonici sulla quale fu costruita la grande biblioteca.  La possibilità di accedere eccezionalmente alle bellissime sale del palazzo, dove sono custodite importanti opere pittoriche e scultoree, trova il suo coronamento quando si entra nella sala monumentale della biblioteca. Fondata nel 1648 con un lascito del canonico tesoriere Romualdo Cecchi, la Biblioteca Capitolare conserva 11.000 volumi. Nella sezione antica si conservano 43 incunaboli e 120 manoscritti. All’interno della sala maggiore saranno esposte anche le incisioni che raffigurano le opere di Raffaello e i documenti originali appartenenti a Baldassarre Turini che fu l’esecutore testamentario di Raffaello.

Servizi in mostra, comunicazione e promozione: Sistema Museo

(Barbara Rossi, ufficiostampa@sistemamuseo.it / 391 4712421)

Marketing territoriale: M&C

La Madonna del Baldacchino di Raffaello

SCHEDA STORICO-ARTISTICA

Raffaello Sanzio

Madonna del Baldacchino

1506-1508

Olio su tela

cm 248×216 (dimensioni originali della tavola) – cm 280×216 (con l’ampliamento del 1697)

Questa pala è l’unica, ad oggi nota, fra quelle di grandi dimensioni e di destinazione pubblica appartenenti al periodo fiorentino di Raffaello. Della sua storia sappiamo molto grazie alla testimonianza di Giorgio Vasari che ricorda come Raffaello avesse ricevuto la commissione del dipinto dalla famiglia Dei, titolare di una cappella nella chiesa di fiorentina di Santo Spirito. Chiamato a Roma nell’autunno del 1508 da papa Giulio II che gli affidò la decorazione dei suoi appartamenti in Vaticano (oggi noti universalmente come Stanze di Raffaello), l’Urbinate lasciò incompiuta la pala per i Dei che dunque non raggiunse mai la chiesa e fu rimpiazzata nel 1522 dalla Sacra Conversazione di Rosso Fiorentino, anch’essa oggi esposta nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Dopo la morte di Raffaello (o forse anche prima), la Madonna del Baldacchino fu acquistata da Baldassarre Turini, potente segretario di Leone X e datario apostolico, grande amico di Raffaello di cui fu pure esecutore testamentario, rampollo di una delle famiglie più in vista di Pescia, che la destinò alla cappella della sua famiglia nella Cattedrale della sua città natale. Qui rimase fino al 1697, anno nel quale fu comprata dal Gran Principe Ferdinando de’ Medici, figlio del granduca Cosimo III ed erede al trono granducale. La vendita scatenò violente reazioni da parte dei pesciatini, profondamente legati al culto della Vergine e al quadro di Raffaello, tanto che fu necessario spostarla di notte per poterla trasportare a Firenze, sostituendola con una copia eseguita dal fiorentino Pier Dandini. Giunta a Palazzo Pitti, la pala fu appesa nell’appartamento di Ferdinando, nell’ala meridionale del primo piano. Per adattarla al contesto della collezione principesca e alla cornice lignea intagliata e dorata che ancora possiede, la pittura fu ampliata nella parte superiore dal pittore di corte Niccolò Cassana; si spiegano così il coronamento del baldacchino a forma di cono e la calotta a lacunari che ricalca quella del Pantheon a Roma. L’invenzione di Raffaello è una delle sue più memorabili per l’armonia delle figure, la delicatezza delle espressioni e la capacità di costruzione dello spazio, arioso e monumentale ma al tempo stesso misuratissimo, elementi che provano quanto Raffaello padroneggiasse con autonomia i modelli appresi a Firenze da Fra Bartolomeo, Leonardo e Michelangelo. Il restauro compiuto nei laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure tra il 1987 e il 1991, e le recenti indagini effettuate dallo stesso istituto in occasione della iniziativa di Uffizi Diffusi hanno stabilito che la pittura ha gradi diversi di avanzamento nell’esecuzione, ma in nessun punto è del tutto completa, confermando così l’antica testimonianza vasariana.