Diocesi
La fiducia: il tema del convegno nazionale
I direttori degli uffici catechistici riuniti a Roma

Alcuni scatti dell’Incontro di aggiornamento per Direttori a cura dell’Ufficio Catechistico Nazionale, che si è tenuto a Roma nei giorni 28/02-01/03/2025, sul tema “La fiducia”. Tra i presenti, il delegato don Marcelo Lavin, Vicedirettore dell’Ufficio Catechistico Diocesano.
La prima parte dell’incontro, guidata dal Prof. Mauro Magatti, docente di sociologia ed economia, ha offerto una riflessione sulla fiducia nei macrosistemi sociali. Nella seconda parte invece, la riflessione si è spostata all’interno delle relazioni interpersonali ed è stata condotta dal Prof. Luca Alici, docente associato di filosofia politica del Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione dell’Università degli Studi di Perugia.
Magatti è partito dall’etimologia della parola fiducia, per considerare il tema nelle forme e nei modi del mondo in cui oggi viviamo, quale “spazio vuoto tra me e gli altri”.
Oggi siamo nell’era in cui la fiducia online viene trasmessa anche nel mondo reale. Non mancano, tuttavia, occasioni dove essa crolla e tende a “sfarinarsi a vantaggio di chi sparge bugie”. Citando Romano Guardini, Magatti ha affermato che siamo esposti a una tensione polare: tra il ritorno del magico e la spinta verso soluzioni tecnocratiche c’è la vita reale. Il sociologo ha così invitato a ricostruire questa polarità e a continuare la riflessione sulla fiducia.
Quest’ultima non sta soltanto in quello in cui crediamo, ma è anche quello che creiamo: TUTTI POSSIAMO ESSERE COSTRUTTORI DI FIDUCIA!
Si è aperto poi un dibattito in seguito ad alcune domande dei presenti.
- Ha ancora senso parlare di fedeltà o il concetto è fuori moda?
«Oggi la parola fedeltà non gode di una buona reputazione. Se si pensa che essere liberi voglia dire poter scegliere sempre e avere continuamente nuove possibilità, allora la fedeltà diventa un problema perché rappresenta un limite allo scenario di nuovi orizzonti e infinite prospettive possibili».
- Eppure, quando pensiamo agli aspetti importanti della vita la parola fedeltà è sempre presente…
«Sì, la parola fedeltà ha origine dalla parola latina fides, che è la stessa per fede, affidamento, fiducia, fidanzamento. Una delle attribuzioni etimologiche a cui è ricondotta è l’immagine di una corda, non intesa come un laccio che blocca i movimenti, quanto di una corda che sostiene, dà sicurezza».
Secondo il Prof. Luca Alici, viviamo l’epoca in cui il tempo non ha più durata e lo spazio è finito; il primo è ridotto all’istantaneità e il secondo si è come saturato, cercando nuovi lidi nel virtuale. Su questo sfondo si afferma una doppia dittatura: da un lato il potenziamento, dall’altro l’accelerazione. Entrambe rispondono a una comune esigenza: la saturazione dell’umano. Occorre capire in che modo nel lavoro, e più specificatamente nel luogo per antonomasia del lavoro che è l’impresa, abbiano trovato spazio i beni relazionali e, tra essi, alcuni in particolare – reciprocità, fiducia, interesse -, perché proprio questi ultimi possono essere considerati come dei veri e propri “incubatori” di un recuperato rapporto con il desiderio e con il bene, prima ancora che con i beni.



