La fede torni ad essere cultura

Assemblea di fine anno per gli insegnanti di religione

Alla viglia della Solennità dei Santi Pietro e Paolo, gli insegnanti di religione cattolica (Idrc) si sono ritrovati in Vescovado insieme a monsignor Simone per la tradizionale assemblea di fine anno scolastico. Nonostante il caldo e gli scrutini l’incontro ha avuto una buona presenza degli Idrc della Diocesi.

Il vescovo Simone nel suo intervento introduttivo ha soffermato la sua attenzione sui giovanissimi e le relazioni affettive. Da recenti indagini è emerso che nella fascia d’età diciotto-ventiquattro anni oltre il 60% degli uomini e delle donne dicono di avere avuto esperienze tossiche, oppressive dalle quali sono usciti con fatica. Sta emergendo una crisi affettiva. Le persone non sanno amare, non sanno costruire un rapporto liberante. L’amore quando è vero è liberante. Un altro dato che emerge è la passività nel chiedere aiuto ad un amico. Occorre intervenire strutturalmente, risalire alle radici, alla cultura, nei modelli relazionali che iniziano a formarsi fin dall’adolescenza. C’è una generazione che ha bisogno di nuovi strumenti per amare ed essere amata in modo sano. La lotta alla violenza comincia dalla scuola, dalla famiglia, dalle parole che scegliamo, dalle relazioni che costruiamo.

Monsignor Simone vista questa situazione difficile nei rapporti affettivi ha sottolineato che occorre pensare quale tipo di educazione sessuale proporre a scuola. In questo senso gli Idrc si devono confrontare con i genitori e con gli altri docenti. È necessario promuovere un’azione educativa che insegni soprattutto in positivo a sapere costruire e gestire una relazione affettiva. Occorre imparare l’arte di amare.

Al termine della relazione introduttiva il Vescovo ha ringraziato per il loro servizio i quattro insegnanti di religione che quest’anno vanno in pensione dando loro in omaggio dei libri.

L’assemblea è stata un momento di confronto e dialogo, arricchito dagli interventi di numerosi insegnanti, coordinati dal Prof. Luigi Giovannetti.

Dall’assemblea è emerso che l’insegnamento della religione è un fatto culturale, ma come disse Giovanni Paolo II: «La fede torni ad essere cultura». L’insegnamento della religione cattolica è certamente un fatto culturale, ma deve anche rendere evidente il motivo per cui il docente di religione è presente a scuola. Nella scuola, bisogna esserci, essere vicini agli alunni. I ragazzi ci scelgono perché sentono la tua presenza.

“Gli insegnanti di religione non sono docenti di educazione civica: bisogna parlare di Gesù, portare parole di speranza e di vita. I ragazzi hanno un bisogno profondo di capire che Gesù ci aiuta a risorgere. Hanno bisogno di un insegnante che ci crede davvero, che possa dire: «Anche io prego per te». I ragazzi hanno bisogno di sentirsi amati. Dobbiamo essere testimoni autentici.”

“Chiediamo al Signore di aprire la mente e il cuore dei ragazzi, affinché possano accogliere il messaggio di fede, di vita e di speranza.”