Diocesi
La celebrazione nella chiesa di Santa Maria del Soccorso
Nella giornata della Parola di Dio, il vescovo Simone ha celebrato la Messa nella chiesa di S. Maria del Soccorso. Durante la celebrazione è stato conferito il ministero dell’Accolitato a Emanuele Carbonell e a Fabio Pacchiani, in cammino per il diaconato permanente. La celebrazione è stata anche l’occasione per incontrare i partecipanti alla Scuola vescovile ai Ministeri e dare il mandato ai nuovi Ministri straordinari della Comunione. Nella riflessione mons. Giusti ha spiegato le scritture sottolineando quali siano i simboli della chiamata e come ogni cristiano sia chiamato ad un ministero.
In questo video le immagini della celebrazione negli scatti di Antonluca Moschetti
E l’omelia di mons. Giusti
Il mistero di Cristo si svela
Il brano del Vangelo di oggi ci conduce a Nazareth nella Sinagoga, Gesù è tornato con la potenza dello Spirito Santo, è il Giorno del Signore, egli è in preghiera con tutto il popolo di Nazareth. Nel Giorno del Signore, in un clima di preghiera, grazie alla potenza dello Spirito Santo, mediante l’ascolto della Parola egli si svela alla sua famiglia, ai suoi amici, ai suoi parenti: Egli è il Messia, lo Spirito è sopra di Lui, è l’unto del Signore, è il mandato dal Padre a proclamare la salvezza.
– Al Giordano è svelato che Gesù è il Figlio di Dio
– a Cana che Egli è lo sposo dell’umanità venuto a salvare la festa della vita
– a Nazareth è manifestato che Egli è colui che le profezie avevano annunziato.
La sua missione è annunziare ai poveri un lieto messaggio, proclamare ai prigionieri la liberazione, ridare la vista ai ciechi, rimettere in libertà gli oppressi, predicare un anno di grazia del Signore, un tempo di misericordia.
La sua missione è affermare, costi quello che costi, che oggi le profezie si sono adempiute.
Il mistero di Cristo si svela per convocare un popolo che viva con Lui la sua missione
Come dopo l’esilio la Parola ritrovata ricostruì il popolo d’Israele, così la Parola fattasi carne, il Verbo di Dio, edifica il nuovo popolo, i cristiani, coloro che vivono la stessa missione di Gesù. Come Gesù anche i cristiani sono chiamati a proclamare l’avvento del Vangelo portando ciascuno il proprio contributo secondo i doni ricevuti.
La Chiesa è come un corpo, Gesù è il capo, noi tutti siamo le membra di questo corpo, ogni parte del corpo ha una precisa funzione e un particolare compito da svolgere, il corpo è malato se una parte di esso non assolve bene al suo compito, il corpo può morire se molta parte del corpo o delle proprie funzioni vitali sono malate.
Questa è la Chiesa, questa è la comunità parrocchiale, realtà di cui ognuno nel suo piccolo o nel suo grande è responsabile. Noi famiglia cristiana viviamo la missione che abbiamo ricevuto quando come Gesù siamo stati unti, mandati e ricolmi dello Spirito Santo nel Battesimo e nella Cresima? Mettiamo al servizio dell’edificazione della nostra famiglia, della Comunità e della realizzazione della missione ricevuta, i doni, le capacità che abbiamo? Ognuno di noi fa tutto quello che potrebbe? Ciascuno di noi è docile alla potenza dello Spirito che è in lui? Lo Spirito vuole suscitare un corpo, una comunità dove tutti sono valorizzati per i grandi doni che ha fatto a ciascuno, ascoltiamolo e facciamo emergere il servizio a cui ci sta chiamando. Qual è il servizio proprio della nostra famiglia alla Parrocchia e alla gente del quartiere? Ognuno ha un tesoro per il bene di tutti: lo doni ad iniziare dalla famiglia dove vive.
Deposto il rotolo della Parola: segni e simboli che evocano l’atto della chiamata.
Chi è chiamato da Dio a svolgere un ministero percepisce la propria missione mediante segni e simboli che evocano l’atto della chiamata. In Gesù a Nazareth il rotolo.
Per Abramo il segno è la «terra nuova›› che dovrà raggiungere (cf. Gen. 12,1-4).
Per Mosè è la forza di liberare il popolo dalla terra di schiavitù, indicata nel vincastro che egli porta con sé (cf Es 3,1-10).
Per Davide è la «casa» che dovrà edificare per il Signore (cf. 2Sam. 7).
Per Isaia il tempio e la purificazione delle labbra (cf. Is. 6,1-13).
In Osea prevale l’esperienza nuziale (cf. Os l-2).
Le figure simboliche assumono la funzione di tradurre il messaggio vocazionale con efficace attualità.
Segni tipici del ministro cristiano, del servo dei servi di Dio sono il “pescatore”, il “seminatore” e il “pastore”: essi parlano dell’identità del ministro istituito e ordinato.
A) «Vi farò pescatori di uomini» (Mc 1,16-20)
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”.
L’utilizzazione dell’immagine della pesca consente a Gesù di mostrare il passaggio dal lavoro di pesca alla missione del Vangelo. Gesù invita i discepoli a rendersi disponibili alla missione aperta a tutta l’umanità. Il ministro ordinato è colui che sperimenta nella “barca” (immagine della comunità) la fatica di chiamare al Vangelo (”gettare la rete”) tutti gli uomini, senza fare distinzioni di razza e di sesso. Essere pescatori di uomini implica la dinamica dell’uscita, del rischio (Lc 5,5), dell’apertura del cuore in vista di una predicazione fino agli estremi confini della terra?
B) «Uscì il seminatore a seminare» (Mc 4,3)
Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare.
Si comprende bene che la “messe” simboleggia l’umanità aperta all’annuncio e il “tempo” del lavoro richiama l’urgenza della condizione della comunità cristiana che deve mettersi a servizio dell’evangelizzazione. Il ministro è chiamato a lavorare nel campo di Dio (cf 1Cor 3,6-8) con grande speranza. Nel faticoso cammino della Chiesa locale, essere “ministri” significa lavorare in profondità, rimanere nella compagnia degli uomini, condividere la passione, la speranza e l’attesa della maturazione della messe per poter vivere la gioiosa fatica della mietitura.
C) «Pasci le mie pecore» (Gv 21,16)
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pascola le mie pecore”.
In prospettiva ministeriale spicca il binomio pastore/pascere nel dialogo giovanneo tra Gesù e Simon Pietro dopo la risurrezione (Gv 21,15-18)9. Pascere il gregge significa vivere fino in fondo l’amore di Gesù che si traduce nel prendersi cura della Chiesa. Cogliamo la forza testimoniale conferita alla metafora pastorale, mediante la quale il Signore comunica il suo amore (agape) a Simon Pietro e a quanti esercitano l’autorità pastorale. È singolare considerare le due immagini: all’inizio egli e chiamato a divenire “pescatore di uomini” e nel contesto pasquale, ad essere “buon pastore” che dà la vita per il gregge di Dio.
Carissimi la Parola ci convoca, la Parola ci anima, ci sorregge, ci guida nella missione.
Vocati ad essere pescatori, seminatori, pastori.
Tre segni che parlano di ricerca dell’altro, di franchezza dell’annuncio, di cura dell’altro.
La Parola si fa carne in Maria come in noi, la Parola da noi annunciata con larghezza deve farsi compagnia dell’altro che ha accolto la Parola.
Annunciare e condividere con l’altro il cammino: é lo stile di Gesù a Emmaus.