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La Bibbia dell’Amicizia
Ospiti di grande prestigio per la presentazione della Bibbia dell’Amicizia appena pubblicata dalla Società San Paolo per la volontà comune di ebrei e cristiani di leggere e commentare le Sacre Scritture con una nuova modalità.
L’incontro organizzato dall’Amicizia ebraico cristiana di Livorno e dal Sae (Segreteria Attività Ecumeniche) presso il giardino del Museo ebraico Marini, ha visto la presenza di un folto pubblico che ha seguito con molta attenzione e con molti interventi le relazioni.
Il dottor Guido Guastalla dell’Amicizia ebraico cristiana di Livorno, nell’introdurre l’incontro ha ricordato come già dal 2000 con la pubblicazione del testo “Il Popolo ebraico e le sue sacre Scritture nella Bibbia Cristiana”, il Papa emerito, Joseph Ratzinger sottolineava che è soprattutto la sua origine storica che lega la comunità dei cristiani al popolo ebraico e colui nel quale essa pone la sua fede, Gesù di Nazareth, è un figlio di questo popolo; così come lo sono i Dodici che egli ha scelto perché stessero con lui e per mandarli a predicare. All’inizio la predicazione apostolica si rivolgeva solo agli ebrei e ai proseliti, pagani associati alla comunità ebraica. Il cristianesimo è quindi nato in seno al giudaismo del I secolo. Poi se ne è progressivamente distaccato, ma la Chiesa non ha mai potuto dimenticare le sue radici ebraiche, attestate in modo chiaro nel Nuovo Testamento, riconoscendo perfino agli ebrei una priorità, perché il vangelo è una « forza divina per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco ».
Il professore Marco Cassuto Morselli, Presidente nazionale delle Amicizie Ebraico Cristiane, dopo aver sottolineato che stiamo vivendo momenti straordinari di dialogo con i cristiani dove in questi ultimi due mesi ci sono stati numerosi incontri, è passato a presentare questo testo della Bibbia dell’Amicizia commentato a più mani e precisamente da 52 autori, metà ebrei e metà cristiani. Tra i commentatori anche filosofi, scrittori, e le prefazioni sono di Papa Francesco e Rav Abram Skorka. Papa Francesco consapevole dei diciannove secoli di antigiudaismo, ha apprezzato come negli ultimi decenni molte cose siano cambiate, ma ha anche esortato a fare ulteriori passi avanti nel dialogo. Ma perché questo sia proficuo non basta parlare e discutere, ma fare progetti realizzandoli insieme a tutti coloro che hanno la buona volontà e reciproco rispetto nell’amicizia. Esiste una ricca complementarietà che ci permette di leggere insieme i testi della Bibbia ebraica aiutandoci vicendevolmente a sviscerare la ricchezza della Parola di Dio. Obiettivo comune sarà quello di essere testimoni dell’amore del Padre in tutto il mondo.
Il Rabbino Abram Skorka, amico da molti anni di Papa Francesco, ha presentato questa Bibbia come frutto di un dialogo che ha permesso ad ognuna delle parti di condividere un riflesso di se stesso nell’altro; “la Bibbia deve essere letta per ispirare i suoi lettori a delineare il proprio presente e a progettare il futuro”.
“Purtroppo la Bibbia è poco conosciuta!”, ha esclamato il teologo Giovanni Ibba di Firenze, autore di un commento all’interno dell’opera, e ha ricordato come in ambito cattolico l’esegesi biblica sia stata molto trascurata per motivi ideologici e che solo dopo il Concilio Vaticano II, con il documento Nostra Aetate, ha avuto un’accelerata in tal senso. Nella Bibbia ricorre molto spesso il verbo Shemà, ascoltare; dobbiamo avere dentro di noi un silenzio, fare deserto per ascoltare e farci accompagnare dalla grande virtù dell’umiltà che ci apre alla Parola che “è infinita, il fiume della rivelazione divina si riversa nelle limitate parole dell’uomo, l’infinito significato nella limitata capacità umana di coglierlo. L’infinita polisemia ha bisogno di un continuo lavoro di ascolto e di interpretazione, l’esegesi tende a rendere alla Parola la sua infinità”. La Scrittura cresce con il suo lettore e i lettori di oggi sono uomini e donne che vivono il tempo del dialogo tra ebrei e cristiani.