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Italiani malinconici
La malinconia, è questa la parola chiave che emerge dall’ultimo rapporto Censis (il Centro studi investimenti sociali) che “legge” la società italiana dandone una approfondita analisi. E’ “la malinconia a definire oggi il carattere degli italiani”, sintetizza la Fondazione. Questa società ha raggiunto livelli di bene-stare e ben-essere che pensavamo fossero sempre in crescita, quasi esponenziale. Invece sono bastate delle crisi un po’ più durature, come sempre accade nella storia dell’umanità, che quel benessere a cui tendevamo si è inceppato. Siamo in un momento di vita che ci “impone” di rivedere tante cose e ci suggerisce che dobbiamo ristabilire una nuova relazione con la natura e con le persone.
La paura della terza guerra mondiale, il timore di cadere nella povertà a causa di aumenti “alle stelle” di beni fondamentali per vivere, la precarietà del lavoro che si può perdere con una mail o uno whatsapp!. Il problema della salute che con il Covid ha fatto comprendere come siamo fragili di fronte a pandemie globali. Questi sono proprio anni difficili da affrontare e cadere nella tristezza e nella sfiducia é diventato “molto normale”. L’ aumento della povertà è un dato di fatto. Ma allo stesso tempo troviamo che chi è già ricco assai spesso aumenta la sua ricchezza. E chi è povero accresce la sua povertà. E poi il tema demografico che porta la società ad essere sempre più vecchia con costi sanitari e sociali da capogiro. E quindi con conseguenze drammatiche a livello sociale.
Quando per ogni bambino ci sono ben 5 anziani a carico c’è poco da commentare. Quando si rinuncia ai bambini significa che non c’ è più fiducia di “donare la vita”. Perché ogni bambino è un dono in sé e per la famiglia, ma lo è per per il mondo. “Va e contribuisci a dare il tuo contributo (unico e insostituibile) di vita”. Ecco la malinconia il vedere “nero” e la delusione che prende, che pesa dentro come un macigno. “Come faremo, dove andremo?” Non esiste società che non abbia avuto momenti di malinconia. Il problema è quando la malinconia non si riesce a superare e diventa ordinaria e permanente. Vivere in una condizione di tristezze e di insicurezze priva gli individui dei loro talenti, delle loro capacità creative, li abbrutisce, li relega ai margini, alle periferie esistenziali, li isola e li rende “scorie”, insignificanti e inutili.
Ecco perché bisogna mettere in atto ogni azione di bene per superare questo momento di crisi delle anime. Lo deve fare la Politica con interventi di “cura”, di ascolto vero che superi il contatto con le persone basato solo su codici fiscali o spid, e atti di funzionari volenterosi ma senza volto o di “imposti” navigator che fanno fatica “a navigare”. Stare tra le persone è azione sociale per cambiare la società da malinconica a solidale. Non possiamo pensare che le persone risolvano da sole i loro problemi rifugiandosi nei social o affidandosi agli influencer! E neppure possiamo pensare a bonus, a elargizioni occasionali e spesso mortificanti. Occorrono più occasioni di incontro, di relazione, di vicinanza. Lo deve fare anche la Chiesa per esser meno chiusa fra le “mura” e nelle canoniche e più protesa ad “andare per le vie, ad incontrare la gente, a salutarla, ad ascoltarla”. A portare messaggi di speranza, ad invitare ad essere “cercatori alla ricerca del nostro posto nella storia del mondo”(Qohelet).
Ad essere ascoltatori delle” malinconie” ma ad essere anche fiduciosi che può risorgere una maggiore solidarietà umana, dal nostro farsi prossimo. Come Samaritani lungo le strade popolate di esseri umani, per spronare le menti e i cuori a ridare alla società speranza. Perché ci sono sempre nuove vie, specialmente confidando un po’ di più nel Cielo ma sempre spendendosi con operosità in questa meravigliosa Terra. “La malinconia ha onde come il mare. Ti fa andare e poi tornare” (Luca Carboni).
leggi il rapporto https://www.censis.it/rapporto-annuale
leggi anche https://www.avvenire.it/economia/pagine/il-censis-rischio-poverta-anche-per-i-lavoratori-dipendenti