Io sono tuo padre

Senegal, 1917. L’esercito francese percorre i villaggi alla ricerca di giovani da arruolare forzatamente per inviarli al fronte. Quando il diciasettenne Thierno viene preso, il padre, Bakary, per restargli accanto si arruola volontario nel suo stesso plotone.

Valutazione Pastorale

Opera seconda del regista, sceneggiatore e direttore della fotografia francese Mathieu Vadepied (“Learn by Heart”, 2015), “Io sono tuo padre” ha aperto la sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2022 ed è arrivato nelle sale italiane nell’agosto del 2023. La storia. Senegal, 1917, l’esercito francese ha bisogno di soldati da mandare al fronte e così percorre i villaggi africani per arruolare forzatamente i giovani. Quando il diciasettenne Thierno (Alassane Diong) viene catturato suo padre Bakary (Omar Sy) si arruola volontario nel suo stesso plotone nel quale militano anche giovani del Niger, della Guinea e del Sudan. Il premio per tutti sarà la riconoscenza della Francia e l’acquisizione della cittadinanza. Al fronte il loro rapporto è messo a dura prova quando il tenente Chambreau (Jonas Bloquet) promuove Thierno (uno dei pochi che parla francese) a caporale. Questa nuova responsabilità accelererà il processo di emancipazione nei confronti del genitore portando il giovane ad un maggiore coinvolgimento nella guerra, fino a cercare di compiere un atto eroico in battaglia. Bakary vuole solo proteggere suo figlio e farà di tutto per riportarlo a casa sano e salvo.

Bisogna dire che la traduzione italiana del titolo “Io sono tuo padre” non ha la stessa forza evocativa (almeno per i francesi) dell’originale: “Tirailleurs”. I Tirailleurs senegalesi erano infatti un corpo di fanteria dell’esercito francese, creato nelle colonie nel corso del XIX e XX secolo. Il reclutamento non si limitò al Senegal, ma l’aggettivo senegalese rimase dal momento che è lì che il primo reggimento fu creato nel 1857. Il film racconta una storia piccola, familiare, che però “rimanda” ad almeno due temi di grande attualità. La complicata situazione delle banlieue francesi, dove l’integrazione resta difficile anche per immigrati di terza e perfino quarta generazione; e la guerra, l’“Inutile strage” – come l’ha definita Benedetto XV proprio nella sua lettera “Ai capi dei popoli belligeranti” nell’agosto del 1917. Bakary e Thierno sono due semplici pastori che desiderano solo una vita dignitosa e tranquilla per la propria famiglia, strappati e catapultati in una realtà ostile, che non comprendono, in una guerra di cui sanno poco o nulla e che certo non può essere la loro. Ma il film è anche una storia commovente di paternità, della fatica di accompagnare e proteggere riuscendo però a capire (ed accettare) il momento in cui un ragazzo diventa un uomo e bisogna lasciarlo libero, continuando ad amarlo fino in fondo.

Seppure con qualche accento didascalico di troppo, essenziale nella sceneggiatura, con una regia pulita e una bellissima colonna sonora (firmata da Alexandre Desplat), “Io sono tuo padre” commuove e coinvolge, merito anche dei due protagonisti: Omar Sy, che del film è anche produttore, con una recitazione misurata, asciutta eppure intensa, e il giovane Alassane Diong (“Black Tide. Un caso di scomparsa”, 2018), davvero bravo. Un’ultima annotazione: nel 1920 le ossa di otto soldati senegalesi non identificati sono state raccolte dai campi di battaglia e sepolte sotto l’Arco di Trionfo a Parigi. “Io sono tuo padre” è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.