cinema
Io sono ancora qui
Il film di Walter Salles

Rio de Janeiro, 1971. Crescono le tensioni nel Paese, sotto le pressioni della dittatura militare. La famiglia Paiva, composta dall’ingegnere Rubens, dalla moglie Eunice e da cinque figli, viene sconvolta quando l’uomo scompare. Eunice non si dà pace, determinata a ritrovare il marito; ogni giorno incalza l’avvocato e va a caccia di prove che dimostrino l’arresto, negato dalle autorità. Uno corpo a corpo contro il muro di gomma delle istituzioni, che si protrarrà per oltre trent’anni…
Valutazione Pastorale della Commissione CEI
“Io sono ancora qui” (“Ainda estou aqui”) del regista brasiliano Walter Salles, autore di “Central do Brasil” (1998) e “I diari della motocicletta” (2004). Prendendo le mosse dal libro di Marcelo Rubens Paiva, il racconto della sparizione del padre Rubens nel 1971 per mano dei militari, il regista compone un potente racconto di matrice civile che apre uno squarcio sulle drammatiche sparizioni in Brasile come i desaparecidos in Argentina. A firmare la sceneggiatura Murilo Hauser e Heitor Lorega. Presentato in Concorso all’81a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2024, Osella per la miglior sceneggiatura e Premio cattolico internazionale Signis), il film si è imposto ai Golden Globe con la vittoria di Fernanda Torres come miglior attrice drammatica.
La storia. Rio de Janeiro, 1971. Crescono le tensioni nel Paese, sotto le pressioni della dittatura militare. La famiglia Paiva, composta dall’ingegnere Rubens, dalla moglie Eunice e da cinque figli, viene sconvolta quando l’uomo scompare. Eunice non si dà pace, determinata a ritrovare il marito; ogni giorno incalza l’avvocato e va a caccia di prove che dimostrino l’arresto, negato dalle autorità. Uno corpo a corpo contro il muro di gomma delle istituzioni, che si protrarrà per oltre trent’anni…
“Quando ho letto per la prima volta ‘Ainda estou aqui’ – ha dichiarato il regista – mi sono commosso profondamente. La storia dei desaparecidos, le persone strappate alle loro vite dalla dittatura brasiliana, veniva raccontata per la prima volta dal punto di vista di coloro che erano rimasti. L’esperienza di una donna, Eunice Paiva, madre di cinque figli, conteneva sia una storia di sopravvivenza al lutto sia lo specchio di una nazione ferita”.
Walter Salles firma un’opera solida e riuscita per dinamica di racconto ma anche per i temi di matrice sociale. Un film che si fa custode della memoria comune, quella delle vittime della violenza militare, delle sofferenze dei desaparecidos e dei loro familiari lasciati a tormentarsi in cerca di risposte. Il racconto, in particolare, è centrato sulla figura di Eunice Paiva, che l’attrice Fernanda Torres cesella con grande intensità e spessore, che si fa simbolo di madri, mariti, figli, genitori che hanno condotto una battaglia legale contro le istituzioni per conoscere la verità, per avere un corpo, quello del proprio caro scomparso, cui dare degna sepoltura. “Io sono ancora qui” colpisce per qualità narrativa, struttura del racconto e interpretazioni; un’opera struggente che conquista e coinvolge, per non dimenticare, proprio come “Argentina, 1985” (2022) di Santiago Mitre. Consigliabile, problematico, per dibattiti.
