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Inside out 2
Riley è una preadolescente di 13 anni, che ha appena chiuso un ciclo scolastico e si prepara ad affrontare l’estate prima dell’inizio del Liceo. Sarà l’ultima con le sue due amiche del cuore, che frequenteranno un’altra scuola. Giocando anche insieme a hockey, le tre ragazze si iscrivono a un campo estivo agonistico. Riley è subito affascinata dalle ragazze più grandi, delle fuoriclasse nell’hockey, ma si percepisce inadeguata e incapace di stare al loro passo. Durante il tirocinio non riesce neanche a solidarizzare con le storiche amiche, sentendosi un pesce fuor d’acqua. Nel suo animo, le emozioni che l’hanno sempre guidata – Gioia, Rabbia, Tristezza, Paura e Disgusto – si sentono sotto attacco da parte da nuovi ingressi: Ansia, Noia, Invidia e Imbarazzo. È soprattutto Ansia, che seppur animata da valide intenzioni, ovvero il bene di Riley, sta alterando l’equilibrio. Inizia così una piccola “battaglia” nell’animo della ragazza…
Valutazione Pastorale
Tra i sorrisi si fa largo uno sguardo attento sul difficile cammino della crescita. Parliamo del nuovo film d’animazione della Disney-Pixar “Inside Out 2”, seguito del fortunato cartoon del 2015 che portava la firma di Pete Docter, colorato e spassoso viaggio nelle stanze della mente di una bambina dove albergano le emozioni basilari, che tutto soprintendono: Gioia, Rabbia, Tristezza, Paura e Disgusto. Un lampo di genio l’intuizione narrativa di “Inside Out” premiata da solidi incassi e riconoscimenti tra Oscar, Golden Globe e Bafta. A distanza di poco meno di dieci anni si riforma il team creativo, ma a firmare il progetto questa volta è Kelsey Mann, mentre alla produzione c’è Mark Nielsen (“Toy Story 4”, 2019). Un nuovo capitolo, e dunque nuove emozioni in campo: Ansia, Noia, Invidia e Imbarazzo. È il delicato e sorprendente racconto del complesso passaggio dalla preadolescenza all’adolescenza di una tredicenne. La Disney-Pixar fa di nuovo centro, componendo una storia spumeggiante e di chiara densità tematica, evitando sbavature e inciampi. Una fotografia dolce del fermento giovanile e del bisogno di ascolto, di accompagnamento – tra genitori dialoganti e amici solidali – nel non facile sentiero della crescita. Tra i doppiatori della versione italiana troviamo Pilar Fogliati, Deva Cassel, Marta Filippi, Federico Cesari, Sara Ciocca, Stash e Stella Musy. La storia. Riley è una preadolescente di 13 anni, che ha appena chiuso un ciclo scolastico e si prepara ad affrontare l’estate prima dell’inizio del Liceo. Sarà l’ultima con le sue due amiche del cuore, che frequenteranno un’altra scuola. Giocando anche insieme a hockey, le tre ragazze si iscrivono a un campo estivo agonistico. Riley è subito affascinata dalle ragazze più grandi, delle fuoriclasse nell’hockey, ma si percepisce inadeguata e incapace di stare al loro passo. Durante il tirocinio non riesce neanche a solidarizzare con le storiche amiche, sentendosi un pesce fuor d’acqua. Nel suo animo, le emozioni che l’hanno sempre guidata – Gioia, Rabbia, Tristezza, Paura e Disgusto – si sentono sotto attacco da parte da nuovi ingressi: Ansia, Noia, Invidia e Imbarazzo.
È soprattutto Ansia, che seppur animata da valide intenzioni, ovvero il bene di Riley, sta alterando l’equilibrio. Inizia così una piccola “battaglia” nell’animo della ragazza… “Ho deciso subito di rendere Ansia uno dei personaggi più importanti – ha indicato il regista Kelsey Mann – È qualcosa che inizia a comparire quando diventiamo adolescenti: tutti noi possiamo identificarci con questo concetto. All’inizio della realizzazione del film, ricordo di aver svolto molte ricerche su quel che accade al nostro cervello a quell’età e mi è venuta in mente l’idea di una palla da demolizione che distrugge il Quartier Generale, con un mucchio di operai che arrivano improvvisamente e demoliscono tutto. È una ristrutturazione: è così che ci si sente durante l’adolescenza. È tutto molto caotico”. Gli fa eco il produttore Mark Nielsen: “Quando si diventa adolescenti entrano in gioco Emozioni decisamente più complesse. Ansia faceva parte della nostra storia fin dall’inizio, ma pensando all’impatto che questi ultimi anni hanno avuto su tutti noi – soprattutto sugli adolescenti – ci sembrava il momento storico giusto per affrontare questo tema”. Nel cartoon Ansia, doppiata con efficacia da Pilar Fogliati, si presenta in maniera giocosa, con un trionfo di colore arancione: è simpatica, originale, dai movimenti e dallo sguardo elettrico. Con sveltezza estromette tutte le altre emozioni in campo e si impossessa della serenità interiore di Riley. Ansia ha come obiettivo quello di far eccellere Riley, sia nello sport che nella rete di amiche. Sovraccarica così di pressioni la tredicenne al punto da farla sbandare, da renderla incerta e “paranoica”. Riley si sente persa, senza più punti di riferimento. Nella sua dimensione interiore corrono in soccorso le emozioni di sempre, quelle che si trovano accanto a lei fin dalla nascita, in particolare Gioia (l’ottima Stella Musy), che le instilla buonumore e fiducia. E proprio Gioia avrà il compito di coordinare tutte le altre emozioni, trovando un posto anche ad Ansia. Tutte loro sono emozioni importanti e preziose, fanno parte del tessuto interiore di Riley, sono ugualmente necessarie nella definizione di una personalità sempre più articolata e adulta. Non facendo mancare atmosfere colorate e sognanti, dialoghi curati, puntellati da lampi di ironia e umorismo gentile, “Indide Out 2” offre una riflessione acuta e puntuale sul delicato momento di passaggio dalla stagione dell’infanzia all’adolescenza, un territorio dove avviene la ricerca del Sé e si pongono le basi per l’identità adulta. Il cartoon si confronta coraggiosamente con emozioni non semplici, a tratti scomode, a cominciare dal ruolo fagocitante dell’ansia.
La narrazione si muove lungo un binario brillante e giocoso capace però di regalare anche sguardi di senso su una stagione di tempesta della vita, dove non ci si apprezza, ci si sente incompresi, si è in costante ricerca di conferme, desiderosi di emulare o essere accettati dai pari, insofferenti ai consigli genitoriali. “Indide Out 2” riesce a restituire l’istantanea di tutto questo, non facendo mai mancare le sfumature del sorriso. Il messaggio finale, poi, è splendido: l’accettazione di Sé, di un Sé anche complesso, fatto di gioia e paure, di debolezze e punti di valore. Bisogna imparare ad amarsi per quello che si è, ascoltandosi, migliorandosi, cercando con fiducia di rimanere saldi lungo il sentiero della felicità. Film consigliabile, poetico, per dibattiti.