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Il volontariato è un fenomeno relativamente nuovo per gli ucraini
“Quando mi sono svegliata quel mattino del 24 febbraio 2022 e ho iniziato a guardare le notizie, ho saputo che la mia città natale Nova Kakhovka, nel sud della regione di Kherson, dove sono nata e ho vissuto per venticinque anni, era stata occupata dai russi”. Inizia così il racconto di Olena Kulyhina, giovane ucraina che al momento dell’invasione si trovava a Leopoli, nell’ovest del Paese, dove insegnava all’Università Cattolica. Sua madre, sua nonna di 85 anni e il fratello con la propria famiglia, come pure molti amici d’infanzia, si sono invece ritrovati sotto occupazione. “Questa consapevolezza, – ricorda – è stata così paralizzante che non potevo pensare ad altro. Dovevo fare qualcosa di utile per ridurre la mia ansia aiutando il nostro Paese in questa lotta”. Questo primo impulso ha spinto la giovane donna a provare diversi modi per rendersi utile: dalla diffusione delle notizie, alla sistemazione dei kit medici per i militari all’invio dei medicinali ai civili nei territori occupati dai russi, fino ad arrivare a ciò che la occupa oggi, fornire farmaci e attrezzature mediche ai sanitari che curano i soldati feriti al fronte. “Questo, – spiega – è il mio modo di dire ‘grazie’ ai nostri militari che stanno liberando il nostro Paese. Loro stanno aiutando me e la mia famiglia a tornare a casa, e io cerco di aiutare i soldati feriti a curarsi, in modo che possano riprendersi il più velocemente possibile”.