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Il sociologo detenuto che ha “incontrato” Giada Menicagli
Nel mese di luglio per la ricorrenza del dies natalis di Giada Menicagli, è stata letta una testimonianza di una persona che attraverso di lei ha rafforzato la sua fede in Gesù Cristo. Questa persona, che tiene una corrispondenza epistolare con la famiglia Menicagli è Alessandro Limaccio, un sociologo detenuto che è in carcere dal 1995, che ha 4 ergastoli ostativi per 5 omicidi, ma che si proclama innocente ed estraneo ai fatti. Durante la sua reclusione ha studiato e ha scritto 3 libri, è il primo recluso italiano che ha conseguito un dottorato di ricerca in sociologia e che nel 2018 è stato insignito del Premio Nazionale alla cultura “Sulle ali della libertà”, con l’Alto patrocinio del Presidente della Repubblica. È il primo detenuto a rifiutare privilegi e a chiedere i permessi per poter proclamare con più forza la sua innocenza. Alessandro è un siciliano di Lentini, di buona famiglia, militante nella democrazia cristiana, che ha sempre creduto nelle istituzioni ed è stato lontano dalla mafia. Suo malgrado, forse per una vendetta di qualcuno, si è trovato condannato in carcere per 4 omicidi e grazie alla sua educazione, alla sua fede, alle persone che hanno sempre creduto in lui, ha reagito, ha studiato e ha lasciato le sue testimonianze. Nel suo primo libro ” Il lavoro rende liberi. Etnografia del mondo carcere” scritto nel 2015 esprime l’importanza del lavoro per ogni uomo, perché attraverso il lavoro ognuno ha dignità e può sentirsi libero. Nel secondo libro ” Un sociologo detenuto. Una storia etnografica.”, scritto nel 2020, racconta la sua sofferenza, rappresentando la vita sociale personale e degli altri detenuti, una presentazione di dati anche culturali, Alessandro diventa un vero studioso che osserva, ascolta, analizza e riflette. Ma il suo non è un racconto di angoscia, piuttosto di fede e speranza: una speranza che si rafforza ancora di più quando conosce Giada. Giada la conosce attraverso suor Teresa che seguiva i carcerati del condominio livornese, ai quali dono’ l’immagine di Giada, calva e sorridente durante la sua malattia. Giada diventò piano piano per i carcerati il simbolo della sofferenza, una sofferenza sopportata, accettata per fede in Gesù Cristo. Con Giada i carcerati iniziarono a pregare, a meditare la Parola di Dio. Iniziarono ad accettare la propria condizione, ad amarsi e ad amare, soprattutto ad innamorarsi di Gesù, come Giada.Il rapporto epistolare tra la famiglia Menicagli e Alessandro inizia nel 2015, quando Alessandro la prende come simbolo della speranza. Invia alla famiglia di Giada i suoi libri con dedica personale alla ragazza, mettendo in evidenza la sua bellezza interiore che si rifletteva all’esterno, col dono di un volto angelico, occhi del cielo e sorriso gioioso. Alessandro scrive un terzo libro ” Vivere il carcere” in cui esprime la sua rassegnazione, la sua accettazione di una pena infinita e ingiusta, ma tanta speranza di incontrare un giudice che possa rivalutare il suo processo. La forza gliela dona Giada e a lei dedica proprio quest’ultima sua opera. Recentemente, il 4 luglio di questo anno, Alessandro ha presentato il suo libro al pubblico presso l’Istituto Gerini di Roma, in cui è stata presentata anche un’Antologia di lavori di vari scrittori.In questa Antologica è presente anche un brano di Alessandro, si intitola “Liberi”. Un grido lacerante di ricerca della libertà ma umile e gentile. Come Giada ha insegnato con la sua vita a tutti. La Verità rende libere tutte le persone: chi segue Giada impara ad amare il prossimo, gli animali, la vita. Chi sente Giada vicino e’ in cammino nella luce che conduce al Signore. Una missione difficile quella di Giada: quella di trasformare le persone verso il bene, verso la Verità, verso l’eternità, come un angelo inviato dal Signore.La prossima Messa per Giada sarà il 4 settembre presso la chiesa della Sacra Famiglia. Per chi volesse visitare il sepolcro di Giada, il suo corpo riposa nel camposanto di Santa Giulia. la presenza di Giada nei libri di Limaccio, guarda le foto