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Il rischio dello psicologismo
Per evitare di cadere nello psicologismo spirituale, ovvero in una psicologia esagerata e stravolta applicata al credente, è necessario chiarire la visione cristiana della persona umana.
Premesso che l’essere umano in ogni suo modo di esistere, vive e manifesta il suo essere mistero, unico e irripetibile, tra la sua miseria e la sua dignità, tra il suo essere e il suo non essere, tra il suo essere temporale e il suo essere eterno, tra il suo essere corporale e il suo essere spirituale, tra il suo essere finito e il suo essere infinito.
Dallo studio della psicologia è possibile evidenziare due immagini di uomo quello “determinato” in riferimento alla psicanalisi e behaviorismo, e quello “proiettato” in relazione alla psicologia umanista.
Il termine di psicologia è vago, non esiste infatti, una psicologia in sé ma piuttosto ci sono varie scuole e correnti di psicologia, ognuna delle quali propone una propria immagine di uomo.
L’uomo determinato, non libero in se stesso, ma dominato dai propri istinti, secondo la visione di Freud, o modellato dall’ambiente sino a diventare passivo, visione dello Skinner, condannato al passato senza sbocco per il futuro è una visione essenzialmente negativa.
Al contrario dell’uomo proiettato considerato esageratamente positivo, secondo la visioni di Fromm, Roger, Maslow, May, esaltato nella sua libertà, capacità, volontà, per il raggiungimento della propria autorealizzazione.
Alle due visioni estreme di uomo propongo l’immagine dell’uomo in cammino, con la propria storia, con il suo bagaglio di limiti e ideali, fra paura e desiderio, spinto dai bisogni e attratto dai valori, tra ciò che è e ciò che desidera essere, tra timore e certezze, ma sempre proteso verso la trascendenza di sé. Camminare non è girare su se stessi, come l’uomo determinato, né pretendere di volare, come l’uomo proiettato, ma “cercare le cose di lassù” (Col 3,1) con i piedi per terra.
L’immagine del cammino è efficace sia per comprendere l’evolversi dell’esistenza umana, nascita, crescita, morte, che per evidenziare la capacità della persona umana di aprirsi a Dio, pur sperimentandosi, limitato e diviso, ferito e ostacolato nella libertà: “Non di rado fa quello che non vorrebbe e non fa quello che vorrebbe” (Rm 7,14). L’essere umano, è presentato così dal documento dogmatico Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II, nella sua unità e nella sua totalità, aperto alla trascendenza il cui fine ultimo è Dio, capace di conoscere e amare, soffre in se stesso una divisione, in lotta drammatica tra il bene e il male, la luce e le tenebre, così che ognuno si sente come incatenato.
Eppure è “fatto poco meno degli angeli” (Salmo 8), grande è il mistero dell’uomo! “Mistero nelle sue dimensioni di altezza, di lunghezza, di larghezza, e di profondità” (Ef 3,19).
padre maurizio De Sanctis