Il rapporto INVALSI

Forse siamo migliori di quanto crediamo e di come ci rappresentiamo. Parliamo, per esempio, della dispersione scolastica, spina nel fianco del nostro sistema d’istruzione. Nel 2000 la quota degli Elet, cioè della popolazione tra i 18 e i 24 anni che non aveva acquisito un diploma di scuola superiore o una qualifica professionale era al 25,1%. Praticamente, una persona su quattro, in quella fascia d’età, all’inizio del Terzo millennio era in una condizione di grave arretratezza. «Oggi, invece, possiamo dire che i giovani si stanno riappacificando con la scuola, perché la scuola ha migliorato la capacità di trattenerli», esulta il presidente dell’Invalsi, Roberto Ricci, presentando l’ultimo Rapporto nazionale. Dal 2018 ad oggi, la dispersione scolastica esplicita ha continuato a scendere. In particolare, nell’ultimo triennio siamo passati dal 12,7% del 2021, all’11,5% del 2022, al 10,5% del 2023. E, quest’anno, il dato è ulteriormente calato attestandosi, per la prima volta, sotto la soglia psicologica del 10% e arrivando al 9,4%. In pratica, è già stato raggiunto il traguardo posto dal Pnrr per il 2025 (10,2%) ed è molto vicino anche quello identificato dalla Commissione europea per il 2030 (9%).

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